Sura XXVIII

Al-Qasas

Il Racconto

Pre-Eg. n. 49 a parte i verss. 52-55. Di 88 versetti. Il nome della sura deriva dal vers. 25.

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.

1. Tâ, Sìn, Mìm [1].

2. Questi sono i versetti del Libro chiarissimo.

3. Ti racconteremo secondo verità la storia di Mosè e di Faraone, per un popolo di credenti.

4. Davvero Faraone era altero sulla terra; divise in fazioni i suoi abitanti per approfittare della debolezza di una parte: sgozzava i loro figli maschi e lasciava vivere le femmine [2]. In verità era uno dei corruttori.

5. Invece Noi volevamo colmare di favore quelli che erano stati oppressi, farne delle guide e degli eredi [3].

6. [Volevamo] consolidarli sulla terra e, loro tramite, far vedere a Faraone e Hâmân [4]e alle loro armate quello che paventavano [5].

7. Rivelammo alla madre di Mosè: «Allattalo e, quando temerai per lui, gettalo nel fiume e non temere e non essere afflitta: Noi te lo restituiremo e faremo di lui uno degli Inviati».

8. Lo raccolse la gente di Faraone, sì che potesse diventare loro nemico e causa di tristezza [6]. Davvero Faraone e Hâmân e le loro armate erano colpevoli.

9. Disse la moglie di Faraone: «[Questo bambino sarà] la gioia dei miei occhi [7]e dei tuoi! Non lo uccidete! Forse ci sarà utile, o lo adotteremo come un figlio». Non avevano alcun sospetto [8].

10. Il cuore della madre di Mosè fu come fosse vuoto. Poco mancò che non svelasse ogni cosa, se non avessimo rafforzato il suo cuore sì che rimanesse credente.

11. Disse alla di lui sorella: «Seguilo» [9], e quella lo osservò di nascosto. Non avevano alcun sospetto [10].

12. E Noi gli interdicemmo ogni nutrice [11]. Allora [la sorella] disse: «Posso indicarvi la gente di una casa che potrà occuparsene per conto vostro e che gli sarà benevola?».

13. Lo restituimmo a sua madre affinché si consolassero i suoi occhi, non fosse più afflitta e si convincesse che la promessa di Allah è verità.

Ma la maggior parte di loro non sanno nulla.

14. Quando raggiunse l’età adulta e il pieno del suo sviluppo, gli demmo discernimento e scienza. Così ricompensiamo coloro che operano il bene.

15. Avvenne che, entrando in città in un momento di disattenzione dei suoi abitanti [12], trovò due uomini che si battevano, uno era dei suoi e l’altro uno degli avversari [13]. Quello che era dei suoi gli chiese aiuto contro l’altro dell’avversa fazione: Mosè lo colpì con un pugno e lo uccise.

Disse [Mosè]: «Questa è certamente opera di Satana!

È davvero un nemico, uno che svia gli uomini».

16. Disse: «Signore, ho fatto torto a me stesso, perdonami!». Gli perdonò, Egli è il Perdonatore, il Misericordioso [14].

17. Disse: «Mio Signore, grazie ai favori che mi hai elargito, non sarò mai un alleato degli iniqui».

18. L’indomani era nella città timoroso e guardingo, ed ecco che colui che il giorno prima gli aveva chiesto aiuto, di nuovo lo chiamò a gran voce. Gli disse Mosè: «Davvero sei un provocatore evidente!» [15].

19. Quando poi stava per colpire quello che era avversario di entrambi, questi [16]disse: «O Mosè, vuoi uccidermi come l’uomo che uccidesti ieri? Non vuoi essere altro che un tiranno sulla terra, non vuoi essere uno dei conciliatori» [17].

20. Dall’altro capo della città giunse correndo un uomo. Disse: «O Mosè, i notabili sono riuniti in consiglio per decidere di ucciderti. Fuggi! Questo è un buon consiglio» [18].

21. Uscì dalla città, timoroso e guardingo. Disse: «Signore, salvami da questo popolo ingiusto».

22. Dirigendosi verso Madian disse: «Spero che il mio Signore mi guidi sulla retta via».

23. Quando giunse all’acqua di Madian, vi trovò una moltitudine di uomini che abbeverava e scorse due donne che si tenevano in disparte trattenendo [i loro animali]. Disse: «Cosa vi succede?». Risposero: «Non abbevereremo finché i pastori non saranno partiti; nostro padre è molto vecchio» [19].

24. Abbeverò per loro, poi si mise all’ombra e disse: «Davvero, Signore, ho molto bisogno di qualsiasi bene che farai scendere su di me».

25. Una delle due donne gli si avvicinò timidamente [20]. Disse: «Mio padre ti invita per ricompensarti di aver abbeverato per noi». Quando giunse al suo cospetto e gli raccontò la sua storia, disse [il vecchio]: «Non temere, sei sfuggito a gente ingiusta».

26. Una di quelle disse: «O padre mio, assumilo: è davvero il migliore che tu possa assoldare: è forte e fidato» [21].

27. Disse: «Vorrei sposarti ad una di queste mie figlie, a condizione che tu mi serva per otto anni. Se vorrai restare dieci [anni], sarà di tua spontanea volontà. Non ti imporrò nulla di gravoso e, se Allah vuole, troverai che sono un uomo del bene».

28. Rispose: «Questo [sarà] tra me e te [22]. Qualunque dei due termini compirò, nessuna colpa mi sarà rinfacciata [23]. Allah sia garante di quello che diciamo».

29. Quando Mosè si mise in viaggio con la famiglia dopo aver concluso il periodo, scorse un fuoco sul fianco del Monte [24].

Disse alla sua famiglia: «Aspettate, ho visto un fuoco. Forse vi porterò qualche notizia o un tizzone acceso, sì che possiate riscaldarvi».

30. Quando giunse colà, fu chiamato dal lato destro della Valle [25], un lembo di terra benedetta, dal centro dell’albero [26]:

«O Mosè, sono Io, Allah, il Signore dei mondi».

31. E: «Getta il tuo bastone». Quando lo vide contorcersi come fosse un serpente, volse le spalle, ma non tornò sui suoi passi. «O Mosè, avvicinati e non aver paura: tu sei uno dei protetti.

32. Infila la mano nell’apertura della tua veste la trarrai bianca senza male alcuno. Stringi il braccio al petto contro il terrore. Ecco due prove del tuo Signore per Faraone e per i suoi notabili: davvero è un popolo perverso!».

33. Disse: «Signore, ho ucciso uno dei loro e temo che mi uccidano.

34. Mio fratello Aronne ha lingua più eloquente della mia. Mandalo insieme con me, come aiutante e per rafforzarmi: davvero temo che mi trattino da bugiardo!».

35. Disse [Allah]: «Rafforzeremo il tuo braccio con tuo fratello e daremo ad entrambi autorità: non potranno toccarvi grazie ai Nostri segni. Voi due e quelli che vi seguiranno sarete vittoriosi».

36. Quando poi Mosè giunse loro con i Nostri segni evidenti, dissero: «Non è altro che artificio di magia. Non abbiamo mai sentito parlare di ciò, neppure dai nostri più lontani antenati».

37. E disse Mosè: «Il mio Signore conosce meglio chi è giunto da parte Sua con la Guida e a chi appartiene l’ultima Dimora.

In verità gli ingiusti non avranno successo!».

38. Disse Faraone: «O notabili! Per voi non conosco altra divinità che me. O Hâmân, accendi un fuoco sull’argilla [27]e costruiscimi una torre, chissà che non ascenda fino al Dio di Mosè! Io penso che sia un bugiardo!».

39. Fu superbo sulla terra, senza ragione, e le sue armate insieme con lui. E davvero credevano che non sarebbero stati ricondotti a Noi!

40. Lo afferrammo, lui e i suoi soldati, e li gettammo nelle onde. Guarda quale è stata la fine degli ingiusti!

41. Ne facemmo guide che invitano al Fuoco e, nel Giorno della Resurrezione, non saranno soccorsi.

42. Li perseguimmo con una maledizione in questo mondo e nel Giorno della Resurrezione saranno quelli di cui si avrà orrore.

43. Dopo aver distrutto le generazioni precedenti, invero abbiamo dato il Libro a Mosè, richiamo alla corretta visione per gli uomini, guida e misericordia. Se ne ricorderanno?

44. Tu [28]non eri sul lato occidentale, quando demmo l’ordine a Mosè, tu non eri fra i testimoni.

45. Abbiamo creato generazioni la cui vita si prolungò [29]; tu non dimoravi tra la gente di Madian per recitare loro i Nostri segni: siamo stati Noi a inviare [i messaggeri].

46. E non eri sul fianco del Monte quando chiamammo. Ma [sei giunto come] una misericordia [30]da parte del tuo Signore, affinché tu ammonisca un popolo [31]al quale non giunse alcun ammonitore prima di te.

47. Se una disgrazia li colpisce, per quel che le loro mani hanno commesso, dicono: «Signore, perché mai non ci hai inviato un messaggero? Avremmo seguito i Tuoi segni e saremmo stati credenti!».

48. Ma quando giunse loro la verità da parte Nostra, hanno detto [32]«Perché non gli è stato dato quello che è stato dato a Mosè?». Ma già non furono increduli di quello che fu dato a Mosè? Dicono: «Due magie che si sostengono a vicenda». E dicono: «Sì, non crediamo in nessuna» [33].

49. Di’: «Portate, da parte di Allah, un Libro che sia migliore guida di entrambi, ché lo possa seguire, [portatelo] se siete veridici!».

50. E se non ti rispondono, sappi allora che seguono [solo] le loro passioni, niente di più. Chi è più sviato di chi segue la sua passione senza guida alcuna da parte di Allah? In verità Allah non guida gli ingiusti.

51. E già facemmo giungere loro la Parola, affinché ricordassero.

52. Coloro ai quali [34]abbiamo dato il Libro prima che a lui [35], credono in esso.

53. Quando glielo si recita dicono: «Noi crediamo in esso. Questa è la verità proveniente dal nostro Signore.

Già eravamo sottomessi a Lui prima che giungesse» [36].

54. Essi sono coloro cui verrà data ricompensa doppia per la loro perseveranza [37], per aver respinto il male con il bene e per essere stati generosi di quello che Noi abbiamo concesso loro.

55. Quando sentono discorsi vani, se ne allontanano dicendo:

«A noi le opere nostre e a voi le opere vostre. Pace su di voi!

Noi non cerchiamo gli ignoranti».

56. Non sei tu che guidi coloro che ami [38]: è Allah Che guida chi vuole Lui. Egli ben conosce coloro che sono ben guidati.

57. E dicono [39]: «Se seguissimo la Guida insieme con te, saremmo scacciati dalla nostra terra!». Non li abbiamo forse resi stabili in un territorio inviolabile verso il quale sono recati ogni genere di frutti, provvidenza da parte Nostra [40]? Ma la maggior parte di essi non sanno.

58. E quante città abbiamo distrutto che erano ingrate [pur vivendo nell’abbondanza]! Ecco le loro case che non sono più abitate o quasi. Siamo Noi l’Erede finale.

59. Non si addice al tuo Signore distruggere una comunità prima di aver suscitato nella Madre [delle città] [41]un inviato che reciti loro i Nostri segni. Noi distruggiamo le città solo quando i suoi abitanti sono ingiusti.

60. Tutti i beni che vi sono stati concessi non sono che un prestito di questa vita, un ornamento per essa, mentre quello che è presso Allah è migliore e duraturo. Non comprendete dunque?

61. Colui al quale facemmo una bella promessa e che la incontrerà, è forse paragonabile a colui cui diamo godimento effimero in questa vita e che, nel Giorno della Resurrezione, sarà di quelli che saranno condotti [al fuoco]?

62. [Allah] dirà loro, il Giorno che li chiamerà: «Dove sono coloro che pretendevate essere Miei consoci?».

63. Coloro sui quali si realizzerà il Decreto diranno: «Ecco, Signore, quelli che abbiamo traviato: li abbiamo traviati come abbiamo traviato noi stessi. Li rinneghiamo al Tuo cospetto: non siamo noi che essi adoravano» [42].

64. Verrà detto: «Invocate i vostri associati. Li chiameranno, ma essi non risponderanno. Quando vedranno il castigo, desidereranno di aver seguito la retta via».

65. [Allah] dirà loro il Giorno che li chiamerà: «Che cosa avete risposto agli inviati?».

66. In quel Giorno i loro argomenti saranno oscuri e non si porranno alcuna questione.

67. Chi invece si sarà pentito, avrà creduto e compiuto il bene, forse sarà tra coloro che avranno riuscita.

68. Il tuo Signore crea ciò che vuole e sceglie [ciò che vuole]; a loro invece non appartiene la scelta. Gloria ad Allah! Egli è ben più alto di quello che Gli associano!

69. Il tuo Signore conosce ciò che celano i loro cuori e quello che palesano.

70. Egli è Allah, non c’è dio all’infuori di Lui. Sia lodato in questo mondo e nell’ altro. A Lui [appartiene] il giudizio e a Lui sarete ricondotti.

71. Di’: «Cosa credete? Se Allah vi desse la notte continua fino al

Giorno della Resurrezione, quale altra divinità all’infuori di Allah potrebbe darvi la luce? Non ascoltate dunque?».

72. Di’: «Cosa credete? Se Allah vi desse il giorno continuo, fino al Giorno della Resurrezione, quale altra divinità all’infuori di Allah potrebbe darvi una notte in cui possiate riposare? Non osservate dunque?

73. È grazie alla Sua misericordia, che stabilisce per voi la notte e il giorno affinché possiate riposare e procurarvi la Sua grazia e affinché Gli siate riconoscenti».

74. [Allah] dirà loro il Giorno che li chiamerà: «Dove sono coloro che pretendevate essere Miei associati?».

75. Da ogni comunità trarremo un testimone, poi diremo: «Producete la vostra prova!». Sapranno allora che la verità appartiene ad Allah e quello che avevano li abbandonerà.

76. Invero Qàrùn [43]faceva parte del popolo di Mosè, ma poi si rivoltò contro di loro. Gli avevamo concesso tesori le cui sole chiavi sarebbero state pesanti per un manipolo di uomini robusti. Gli disse la sua gente: «Non essere tronfio! In verità Allah non ama i superbi.

77. Cerca, con i beni che Allah ti ha concesso, la Dimora Ultima. Non trascurare i tuoi doveri in questo mondo, sii benefico come Allah lo è stato con te e non corrompere la terra. Allah non ama i corruttori».

78. Rispose: «Ho ottenuto tutto ciò grazie alla scienza che possiedo». Ignorava forse che già in precedenza Allah aveva fatto perire generazioni ben più solide di lui e ben più numerose? I malfattori non saranno interrogati a proposito delle loro colpe [44].

79. Poi uscì, [mostrandosi] al suo popolo in tutta la sua pompa. Coloro che bramavano questa vita dissero: «Disgraziati noi, se avessimo quello che è stato dato a Qàrùn! Gli è stata certo data immensa fortuna!».

80. Coloro che invece avevano avuto la scienza dissero: «Guai a voi! La ricompensa di Allah è la migliore, per chi crede e compie il bene». Ma essa viene data solo a quelli che perseverano.

81. Facemmo sì che la terra lo inghiottisse, lui e la sua casa. E non vi fu schiera che lo aiutasse contro Allah, non potè soccorrere se stesso.

82. E coloro che la vigilia si auguravano di essere al posto suo, dissero: «Ah! È ben evidente che Allah concede con larghezza o lesina a chi vuole tra i Suoi servi. Se Allah non ci avesse favorito, certamente ci avrebbe fatto sprofondare. Ah! È ben evidente che i miscredenti non prospereranno».

83. Questa Dimora Ultima la riserviamo a coloro che non vogliono essere superbi sulla terra e non seminano corruzione. L’esito finale appartiene ai timorati [di Allah].

84. Chi verrà con il bene, avrà meglio ancora; chi verrà con il male, [sappia che] coloro che avranno commesso il male saranno ricompensati per ciò che avranno fatto.

85. In verità Colui Che ti ha imposto il Corano ti ricondurrà al luogo del ritorno. Di’: «Il mio Signore conosce meglio chi viene con la Guida e chi è in manifesto errore» [45].

86. Tu non speravi che ti sarebbe stato rivelato il Libro. È stato solo per la misericordia del tuo Signore. Dunque, non essere mai un sostegno per i miscredenti;

87. e non ti distolgano dai segni di Allah dopo che sono stati fatti scendere su di te. Invita al tuo Signore e non essere uno degli associatori.

88. Non invocare nessun altro dio insieme con Allah. Non c’è dio all’infuori di Lui. Tutto perirà, eccetto il Suo Volto [46].

A Lui appartiene il giudizio e a Lui sarete ricondotti.

 


[1] A proposito di queste lettere, vedi Appendice 1.

[2] Vedi nota a xx, 39.

[3] «degli eredi»: della potenza che era già di Faraone? Questa l’interpretazione comune. Ma in che senso? Certamente non in senso materiale, in quanto gli ebrei usciti dall’Egitto non ebbero più nulla a che fare con il paese di Faraone. Secondo un’altra interpretazione, questo passo conferma un’ipotesi interessante seppur diversa rispetto ai commenti classici. La missione di Mosè presso Faraone era duplice: liberare il popolo di Israele e ricordare agli egiziani la rivelazione che Giuseppe, figlio di Giacobbe, aveva recato loro. Il rifiuto di Faraone di ottemperare agli ordini di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) segnò il passaggio della funzione dirigente (farne delle guide) dagli egizi ai Figli di Israele e li fece «eredi» della missione profetica. Non dimentichiamo che la nascita del popolo di Israele come ce la presentano le Scritture avviene proprio durante l’Esodo. Durante questa epopea gli ebrei si riconobbero come discendenti dei dodici figli di Giacobbe e si organizzarono in altrettante tribù. A proposito del significato di «eredi» in questo contesto vedi anche nota a XXVI, 59.

Per quanto riguarda il senso generale, ritroviamo in questo versetto il senso della giustizia di Allah che interviene nelle vicende dei popoli quando essi mettono in atto un processo di «tawba» (pentimento, ritorno a Dio) collettivo. Nel momento in cui il popolo di Giacobbe si riconosce come monoteista grazie alla predicazione di Mosè (pace su di entrambi), Allah (gloria a Lui l’Altissimo) li ripaga delle sofferenze subite e dà loro successo sulla terra.

[4] «Hâmân»: il primo ministro di Faraone.

[5] «quello che paventavano»: la fine della loro potenza, come era stato loro predetto.

[6] Allah (gloria a Lui l’Altissimo) dà inizio al suo disegno contro l’iniquità di Faraone e della sua gente, facendo sì che colui che sarebbe stato il protagonista terreno della loro rovina, fosse protetto e allevato da loro stessi.

[7] «gioia dei miei occhi»: secondo la tradizione la moglie di Faraone era affetta da lebbra e guarì nel momento in cui vide Mosè. Informato del prodigio, Faraone intuì che si trattasse di uno di quei bambini dei Figli di Israele e ordinò di ucciderlo, ma non dette seguito alla sua volontà omicida intenerito dalle preghiere della moglie.

[8] «…alcun sospetto»: che fosse il bambino per sbarazzarsi del quale era stata ordinata la strage dei neonati maschi degli ebrei.

[9] «Seguilo»: segui lungo la sponda del fiume, la deriva della cesta in cui c’è il piccolo Mosè.

[10] «… alcun sospetto»: che quella giovane fosse la sorella di Mosè.

[11] «gli interdicemmo …»: Allah (gloria fosse la sorella di Mosé.

[12] «in un momento di disattenzione»: riferisce il Tabarî (xx, 43-46) che Mosè era stato esiliato dalla capitale Memphis e vi rientrò di nascosto nell’ora più calda della giornata quando tutti quanti, anche le guardie alle porte, si lasciavano prendere dal torpore pomeridiano. Le ragioni del suo esilio non sono ben chiare ma pare che si fosse messo più volte in contrasto con il re a causa della condizione in cui erano costretti a vivere i Figli di Israele e per questioni attinenti la religione degli egiziani.

[13] Questa precisazione a proposito dei due contendenti rende evidente che Mosè era a conoscenza della sua origine e che egli considerava gli egiziani come suoi nemici. L’allocuzione che abbiamo tradotto con «uno era dei suoi», è «min scì ‘atihi» che significa lett. «della sua fazione».

[14] Certamente non c’era volontà di uccidere nel gesto di Mosè, lo dice l’ultima frase del vers. 15 e la richiesta di perdono del versetto successivo lo conferma. Le conseguenze del suo intervento superarono di gran lunga le sue intenzioni; il suo fu un omicidio preterintenzionale.

[15] Mosè non nega il suo aiuto ma rimprovera il contribulo per il suo comportamento.

[16] Alcuni esegeti hanno ritenuto che il personaggio che accusa Mosè fosse l’ebreo timoroso che egli volesse far seguire il rimprovero del versetto precedente a un castigo corporale. Nella Bibbia, Esodo II, 13-14, si afferma che i due litiganti erano due ebrei e che quando Mosè volle punire l’aggressore questi gli si rivolse con disprezzo e minacce.

[17] «uno dei conciliatori»: nel testo «al-muslihìn» (anche «riformatore»). Abbiamo tradotto come in II, 11 (vedi la nota). Per spiegare le parole dell’ebreo i commentatori focalizzano la loro attenzione sull’espressione: «antakûna jabbar» che abbiamo tradotto con «non vuoi essere che un tiranno…». Secondo la legge dei Bani İsrail del tempo (la Torâh ancora non era stata rivelata), colui che avesse ucciso due uomini era definito «jabbar» e considerato come un pericolo pubblico. Questa l’accusa dell’ebreo a Mosè, che invece si presentava al suo popolo come un uomo che poteva servirsi della sua posizione di privilegio presso gli egiziani per migliorare la loro condizione.

[18] La forma coranica ci dà l’impressione che l’arrivo di questo messaggero sia immediatamente successiva all’episodio narrato nel vers. 19. Tabarì (xx, 50-51) ci riferisce che Faraone, informato dei fatti che avevano visto Mosè protagonista, lo aveva condannato a morte e lo stava facendo ricercare perché fosse eseguita la sentenza. Il testo del versetto suggerisce che il processo non sia ancora concluso, ma che non ci siano dubbi sul suo esito.

[19] La gente si affolla al pozzo, e chi non ha forza o protezione potente deve attendere che tutti gli altri abbiano soddisfatto le loro esigenze di acqua. Le due ragazze temono di subire la violenza dei pastori e aspettano perciò che il pozzo sia libero.

[20] In tutto l’episodio che narra l’incontro al pozzo, e il conseguente invito rivolto a Mosè, ci sembra che sia particolarmente significativo il comportamento delle due ragazze. Riserbo, pazienza, pudore e timidezza sono le qualità che le contraddistinguono. Il loro stare appartate invece di usare il loro fascino femminile per ottenere la precedenza al pozzo, l’attendere pazientemente che il pozzo sia libero per abbeverare il bestiame nonostante la fatica che doveva procurare loro il trattenerlo assetato in prossimità dell’acqua, il pudico accenno all’età del padre per dire che non hanno marito e nessuna altra valida protezione, l’imbarazzo nel rivolgersi al loro benefattore per comunicargli l’invito ce le dipingono con grande efficacia e fanno risaltare in loro quelle caratteristiche che sono conseguenza diretta del timor di Dio nelle donne. Questo nell’IsIàm l’ideale di donna, che nell’arabo parlato nel Nord Africa è sintetizzato nell’espressione: «hashma wa sàbra» (pudica e paziente), conscia della sua insostituibile e ineguagliabile funzione nella società e nella famiglia, appagata e serena e così diversa da quella donna in carriera, aggressiva e spregiudicata, spudorata e nevrotica che ci viene proposta come «donna liberata».

[21] La donna che possiede le qualità indicate nella nota sopra non è certamente amorfa e istupidita. La richiesta che una delle ragazze rivolge al padre è segno della sua grande perspicacia, del suo senso di responsabilità nei confronti delle necessità della famiglia.

[22] «Questo [sarà] tra me e te»: come dire: «affare fatto».

[23] «nessuna colpa mi sarà rinfacciata»: lett. «nessuna violenza contro di me».

[24] «sul fianco del Monte»: il Sinai, il monte per antonomasia.

[25] La Sacra Valle di Tuwà (vedi xx, 12).

[26] Vedi nota a xxvII, 3.

[27] «accendi un fuoco sull’argilla», cioè: «fai fabbricare mattoni».

[28] «Tu»: o Muḥammad! in questo e nei due versetti successivi Allah (gloria a Lui l’Altissimo) si rivolge al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) per ricordargli che le Scritture provengono da Lui e che il Corano riferisce particolari fondamentali e inediti delle storie dei profeti.

[29] «Abbiamo creato generazioni la cui vita si prolungò»: affinché le tradizioni potessero essere riferite e non andassero perdute.

[30] «una misericordia»: la venuta di Muḥammad (pace e benedizioni su di lui). Cfr. XXI, 107 («non ti mandammo se non come una misericordia per il creato».)

[31] «un popolo»: fondamentalmente gli arabi ai quali, in prima battuta, fu indirizzata la missione di Muḥammad.

[32] Quelli che parlano in questo versetto sono i politeisti meccani ispirati dai rabbini ebrei.

[33] La vis polemica dei miscredenti arriva alla blasfemia che qualifica come magie («siharàni) la Torâh e il Corano. Un’altra lettura: «sâhirâni», i due maghi, e cioè Mosè e Muḥammad.

[34] «Coloro ai quali…»: cristiani ed ebrei che riconobbero facilmente nella rivelazione coranica il prosieguo (e il completamento) della rivelazione che già avevano ricevuto.

[35] «prima che a lui»; prima che a Muḥammad (pace e benedizioni su di lui).

[36] «Già eravamo sottomessi…»: esiste una sola religione, l’IsIàm, l’uomo non può che essere sottomesso a Dio. Tutta la rivelazione, a partire da Adamo, tende a questo grande, divino disegno. La «gente del Libro» onesta e sincera non può che riconoscerlo.

[37] In base a questo verdetto la dottrina islamica stabilisce che i cristiani e gli ebrei che ritornano all’IsIàm, avranno un premio doppio presso il loro Signore.

38 Secondo la tradizione il versetto si riferisce in particolare al caso di Abù Talib, zio paterno dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) e padre di Ali (che sposò Fatima, figlia di Muḥammad e che sarà il quarto califfo). Il Profeta cercò sino all’ultimo di convertirlo e pare che in punto di morte Abù Talìb ammise implicitamente di riconoscere la natura divina della missione del nipote ma rifiutò di testimoniare la sua fede temendo, con malinteso senso dell’onore, che la gente potesse scambiare per paura della morte la sua conversione.

[39] «E dicono»: i meccani politeisti.

[40] II versetto allude chiaramente al territorio della Mecca e alle sue caratteristiche di sacralità, riconosciute da tutti gli altri arabi già precedentemente alla predicazione di Muḥammad (pace e benedizioni su di lui). La straordinaria abbondanza alimentare che si riscontra alla Mecca, sia quantitativamente che qualitativamente, è il segno più evidente del particolare favore di Dio (gloria a Lui V Altissimo) per il luogo in cui ha voluto fosse, stabile sulla terra, la Sua Casa.

[41] «nella Madre [delle città]»: La Mecca, la più antica delle residenze dell’umanità.

[42] I dèmoni che gli uomini avevano preteso essere congeneri ad Allah nella Sua divinità, si difendono affermando che se è vero che hanno contribuito a traviare gli uomini, in realtà questi ultimi non facevano che adorare le loro stesse passioni.

[43] «Qarùn»: questo personaggio faceva parte della famiglia di Mosè (come lui era levita). Era uomo di grande avvenenza e forza, conosceva a fondo la Toràh, ed era molto ricco. Tutte queste caratteristiche lo avevano reso orgoglioso. Per punirlo della sua superbia Allah lo fece inghiottire dalla terra.

[44] «non saranno interrogati…»: nel senso che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) pur interrogandoli non consentirà loro nessuna giustificazione delle loro colpe, oppure, come suggerisce il Tabarì, significa che Allah non chiede giustificazioni ai criminali prima di farli perire (vedi la storia di Qarùn)? Allah è più sapiente.

[45] Questo versetto fu rivelato durante l’Egira di Muḥammad (pace e benedizioni su di lui) e rappresenta una promessa che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) fa al Suo Inviato. La promessa si sarebbe realizzata otto anni più tardi, quando l’Inviato di Allah rientrò trionfalmente alla Mecca, purificò dagli idoli la Ka‘ba e il suo recinto e impose la legge di Allah.

[46] «Tutto perirà eccetto il Suo Volto»: questa è una forma tipica dell’arabo in cui la menzione del «Volto di Allah» sta per Allah Stesso (gloria a Lui l’Altissimo).

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