poesia-sufi

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La letteratura

La lingua araba, prima dell’avvento dell’Islam e della rivelazione del Corano, era una lingua solo ed esclusivamente parlata; non ne esisteva una forma scritta.
I beduini del deserto avevano una predisposizione verso la poetica, dovuta soprattutto al loro stile di vita. il continuo mutamento dell’ambiente circostante portò sicuramente queste genti a un senso etereo dell’essere.
La lingua del Corano era molto simile al linguaggio dei migliori poeti del tempo e fu quella che stabilì il canone formale dell’arabo dotto che, con l’espansione dell’Islam, diventò la lingua parlata ufficialmente dal Maghreb fino all’India.

Sebbene il Sacro Corano dica:

E quanto ai poeti, sono i traviati che li seguono …
Non vedi come errano in ogni valle,
e dicono cose che non fanno?
Eccetto coloro che credono, compiono il bene e spesso ricordano Allah,
e che si difendono quando sono vittime di un’ingiustizia.

(Suratu Ash-Shu’arâ’, 224-227)

Il Profeta Muḥammad disse:

“Allah ha dei tesori sotto il Suo trono, le cui chiavi si trovano sotto la lingua dei poeti”

“Alcune poesie contengono molta saggezza”

“Alcune poesie sono preparate con conoscenza ed arte”

“Le parole più vere pronunciate da un poeta furono quelle di Labid: «Sappiate che ogni cosa è vanità, eccetto che Allah»”

La poesia

La poesia dei Sufi intende esprimere l’Amore divino, la vicinanza con l’Amato o il Diletto, l’estinzione (fanâ), la permanenza (baqâ) in Lui, il mistero che è oltre il dire oppure il senso di distacco, di separazione dall’Amato: senso illusorio che il poeta cerca assolutamente di trascendere.

Ogni amante, in effetti, mal sopporta la separazione o la lontananza dall’Amato. Ogni amante, ogni ricercatore spirituale ha un moto nel cuore, una vibrazione, un palpito che si traduce in parola, parola chiave che, sorretta dall’ispirazione
(… l’Arcangelo Gabriele ti sostiene…) apre la porta alla realtà ineffabile delle sue esperienze interiori, al segreto del Divino in noi.

Con versi rimati, ritmati, melodici, l’intimità più profonda ne viene toccata.
Il poeta sufi non è tanto interessato ad una letteratura fine a se stessa, egli cerca il Vero (Al-Haqq) ed esprime così la sua piena realizzazione. Il mezzo per comunicare l’incomunicabile è la sua poesia. Poesia composta di parole spesso pronunciate in stato di ebrezza (jadhb: attrazione nel Divino), di frasi estatiche inebriate da un vino dolce che portano chi le pronuncia e chi le ascolta a quel limite estremo che c’è fra l’umano e il Divino, e ancora oltre, dove il sale, lo zucchero o il miele disciolti nell’acqua diventano l’acqua.

Chi ama totalmente il Vero s’annulla in Lui e quasi eccede nel suo linguaggio traboccante d’Amore, d’Unione e d’Unità. La Presenza divina in Lui domina la sua lingua; similmente ad un profeta non è più lui a parlare ma Lui!

La poesia del santo è l’ora o l’istante della sua sincerità.   Il santo terrà segreti i Suoi segreti o, in accordo con il destino segnatogli da Dio, pubblicamente li manifesterà.

La poesia del Sufi è parola rivolta all’Unico, è preghiera e dialogo con l’Unico, è coscienza ed intuizione che il suo Signore, il suo Sé è presente ed attivo nel ventricolo del suo cuore.

I simboli presenti nella creazione si dispiegano al suo sguardo per lasciar scorgere Lui, l’Unico Autore: egli legge il Suo Libro, egli ode il Suo Linguaggio.

I Sufi sono maestri del velamento e dello svelamento, del simbolismo e della metafora, velano l’essenza ed al tempo stesso la svelano


Il vino è uno dei temi ricorrenti della poesia sufi dove l’ebrezza è lo stato di colui che non è più presente a se stesso perché completamente assorto nella Visione, da Dio attratto (jadhb) alla Sua Presenza.

Altra tema  ricorrente è quella dell’amore terreno (famosissima è la storia di Layla e Majnun di Nizâmi dove l’intensità  del fuoco (vedi Jalaluddin Rumi) dell’amore fisico o la sofferenza per la lontananza altro non sono che la metafora di quell’amore (‘ishq) che fa ardere il cuore di chi anela a Dio, senza alcun altro desiderio, pensiero, intenzione che non sia l’incontro con l’Amato.

Sebbene i Sufi sono sempre stati criticati da ortodossi esternalisti per queste metafore di sapore profano, vi è dietro a questo naturalmente anche un intento finemente didattico:
da cosa siamo attratti noi, dalla Visione divina o dalle illusioni del mondo?
Quale fuoco d’amore arde nel nostro cuore? Quello per le cose del nostro limitato orizzonte o vi è in noi la ricerca di qualcosa più nobile e più elevato?
Se il nostro cuore può amare fino alla follia una donna (o un uomo), cosa dovrebbe provare nei confronti del Creatore dell’Amore e della Bellezza?

O Allah, accendi nei nostri cuori la fiamma del Tuo Amore!

Così ad esempio canta Maghribi nel suo Mathnawi

Se in questa raccolta di poesie vedrai

taverne, osti e ubriachi,

idoli e zunnar, croci e rosari,

cristiani, zoroastriani, pagani, brocche e conventi

vino e bei fanciulli, candele e ginecei,

melodie di liuto e canti d’ubriachi,

liquori e osterie, e gli sfaccendati delle bettole,

compagni, coppieri, tavole da gioco e fervide preghiere,

il dolce suono dell’’organo e del faluto il lamento,

il sabuh e le assemblee e coppe di vino una dopo l’altra

otri e calici, e le giare del venditor di vino,

e fare a gara nel trangugiar liquori,

correre dalla moschea alla taverna

e in quel luogo rilassarsi un po’,

per un bicchier dar in pegno sè stessi

al vino il corpo, e l’anima affidare,

rose, roseti, cipressi, giardini e tulipani,

e il racconto della rugiada dell’aurora;

peluria, nei, snelle figure e sopracciglia,

guance, visi, gote e lunghe trecce,

labbra, denti e occhi ebbri e seducenti,

teste e piedi, cintole e polsi e mani,

bada a non imbarazzarti per tutto ciò,

ma fatti coraggio e scovane il significato:

non t’impigliare nell’aspetto delle espressioni

se sei tra coloro che san capire quel che indicano!

Purifica il tuo sguardo se vuoi veder la purezza,

va via dalla buccia se vuoi vedere il nocciolo:

se non distogli lo sguardo dagli aspetti esteriori

come potrai diventare un conoscitore di misteri?

Poiché ciascuna di queste parole ha un’anima

e sotto ognuna di esse v’è un mondo…

tu cerca l’anima loro e passa via dal corpo,

lascia perdere il nome e ricerca il nominato:

non tralasciare alcun dettaglio,

finché diverrai compagno a Verità

Alcuni fra i grandi santi furono anche grandi poeti:

Jalaluddin RumiFariduddin ‘Aṭṭār, Firdausi, Sa’adiHafezSana’i.
Rumi scrisse, fra l’altro, il Mathnawi, una serie di racconti, favole, aneddoti, epica cavalleresca sempre con un sottile insegnamento morale; nel mondo sufi  turco-persiano è considerato il libro più importante dopo il Corano e le Hadith.
Fariduddin ‘Aṭṭār scrisse “Il poema celeste” ed il “Cantico degli uccelli”.

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