L’uccello e l’uovo

Uccelli Mahmoud Farshchian
Uccelli Mahmoud Farshchian

Uccelli Mahmoud Farshchian

L’uccello e l’uovo

C’era una volta un uccello che non poteva volare. Come un pollo, si spostava qua e là a piccoli passi, senza ignorare, naturalmente, che alcuni uccelli volavano. Il caso volle che, per uno strano concorso di circostanze, il nostro uccello dovesse covare l’uovo di un uccello che volava.

Al momento opportuno, in possesso della latente capacità di volare che aveva sempre avuto fin dall’inizio della sua esistenza nell’uovo, l’uccellino usci dal guscio.

Un giorno chiese alla madre adottiva: “Quando volerò?”.

“Persisti nei tuoi tentativi di volare, come fanno gli altri”, rispose l’uccello che non poteva volare. Sarebbe stato incapace di dargli lezioni di volo, e non sapeva neanche come spingerlo fuori dal nido per dargli l’opportunità di imparare.

È strano, in un certo senso, che l’uccellino non si rendesse conto di ciò. La sua valutazione della situazione era falsata dal senso di gratitudine che provava nei confronti dell’uccello che lo aveva covato.

“Senza il suo aiuto”, si diceva, “oggi sarei sicuramente ancora dentro l’uovo”.

Talvolta si diceva anche: “Chi ha saputo farmi nascere saprà sicuramente insegnarmi a volare. Sarà indubbiamente questione di tempo, oppure dipenderà dai miei soli sforzi o da qualche saggezza superiore … Sì, è così! Un giorno sarò improvvisamente trasportato allo stadio successivo da colui che mi ha portato fin qui”.

* * *

Questo racconto appare sotto forme diverse in varie versioni dell’Awarif el Maarif (I doni della conoscenza profonda, xii secolo) di Shahabudin Suhrawardi. Contiene molti messaggi e si dice che può essere decifrato intuitivamente, in base al livello di coscienza raggiunto dallo studente.

A livello di significato apparente contiene naturalmente diverse morali, alcune delle quali evidenziano le basi stesse della civiltà contemporanea, come per esempio:

“Supporre che una cosa dipenda necessariamente da un’altra può essere assurdo e impedisce ulteriori progressi”, e:

“II semplice fatto che qualcuno possa adempiere a una funzione particolare non implica che possa necessariamente adempiere a un’altra”.