La saggezza del non provare a fare gli insegnanti

AkbabaDergah ShaykhMuhammad TariqaNashbandiyyaAliyyah NashbandiHaqqani.jpgh

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La saggezza del non provare
ad fare gli insegnanti

C’è gente a cui piace insegnare a tutti. Dicono: “Io so” e dicono alla gente “Fate questo non quello, leggi questo non quello, segui questo non quello.” Specialmente gli anziani hanno tendenza a comportarsi così. perché quando una persona è invecchiata pensa che solo per virtù della sua età ha imparato tutto ciò che c’è da imparare, ed è quindi ora in grado d’istruire gli altri.

Il nostro GrandSheikh (Q.s.) diceva al suo servitore Abu Bakr: “O Abu Bakr non cercare di essere un insegnante per gli altri, quando lasci questa pretesa e inizi ad ascoltare ciò che la gente ha da dire, Allah Onnipotente ti insegnerà tramite loro”.

Non dire “Io so” poiché chi così dice non avanzerà ma resterà al livello di conoscenza in cui si trova. Se invece una persona ha l’umiltà di ascoltare le conoscenze che altri hanno, guardando se stesso come qualcuno in necessità di recepire tutto ciò che gli riesce, allora il suo Signore gli insegnerà per mezzo dei Suoi servi e colmerà il suo cuore con saggezza sempre maggiore.

Non pensate di essere degli insegnanti, nemmeno i Profeti pretendevano d’insegnare ma solamente di trasmettere il messaggio chiamando la gente alla via di Allah Onnipotente.

Quando si lamentavano della disobbedienza della gente, Allah diceva loro: “Il Mio ordine a voi è solo quello di chiamare i Miei servitori, non di controllare se accettano o no. Io sono Colui che conteggia, quindi non badate alle loro risposte, date il messaggio e lasciateli.” Questo è il comando di Allah.

Egli inoltre dice nel Sacro Corano: “Non conosce il Creatore la Sua Creazione?” Allah ci chiede ed sta a noi rispondere: “Sì, certamente mio Signore.”
Allah conosce meglio di chiunque le caratteristiche dell’ego dei Suoi servitori, quest’ego che mai accetta insegnamenti. L’ego sempre ringhia: “Io so, non c’è bisogno che me lo vieni a insegnare tu.” È così orgoglioso, per ciò Allah ordina ai Profeti solo di chiamare la gente, di ricordare loro ciò che hanno dimenticato.
Allah disse al nostro Profeta (s.A.’a.s.): “Fa loro ricordare (fadhâkkir)!” Questo è il miglior metodo.
Chi può dunque aver successo nel cercare di far ricordare il Signore alla gente?
Solo colui che sa rendersi uguale ai suoi studenti, e non si installa su di un piedistallo e guarda tutti dall’alto in basso. Se può situarsi al loro stesso livello saranno contenti e felici e così capaci di apprendere.
Se tu sei sul sole ed essi sulla terra come puoi parlar loro? Non puoi.
Questa è una caratteristica segreta della gente, hanno bisogno di sentirsi confortevoli e sullo stesso piano di colui da cui imparano, perciò i Profeti, nonostante abbiano raggiunto le più alte stazioni celesti e siano a esse fermamente ancorati così che le loro anime non lasciano mai il mondo spirituale, mettono se stessi al livello delle persone più semplici in modo che queste possano trarne beneficio.

Qui vi narro una storia che potrà illustrarvi questo punto. Quando il Santo Profeta (s.A.’a.s.) conquistò la Mecca, ripulì la Santa Casa (Ka’aba) da tutti gli idoli frantumandoli a uno a uno.
Un idolo comunque era troppo alto perché un solo uomo potesse farlo a pezzi così Sayyidina ‘Alî (R.a.), suo cugino, disse al Profeta (s.A.’a.s.): “O Rasulullah, sali sulle mie spalle così che tu possa arrivarci e romperlo. “O ‘Alî (R.a.) non ce la faresti a sostenermi, vieni, sali tu sulle mie spalle.” (È risaputo che quando l’Arcangelo Gabriele (a.S.) discendeva al Profeta (s.A.’a.s.) con una rivelazione, il corpo del Profeta (s.A.’a.s.) diventava pesantissimo. Una volta le ginocchia del cammello che montava si piegarono sotto quel peso inaspettato. Siccome le rivelazioni accadevano senza preavviso, il Profeta (s.A.’a.s.) era restio a salire sulle spalle di ‘Alî (R.a.) anche se costui era talmente forte che veniva chiamato il “leone di Allah”).

‘Alî (R.a.) disse “Mi vergogno a mettere i miei piedi sulle tue nobili spalle, possa la mia anima essere sacrificata per te!” Il Profeta (s.A.’a.s.) rispose: “Non preoccuparti, te lo ordino, salta su.” Quando ‘Alî montò sulle spalle del Profeta (s.A.’a.s.) si trovò immediatamente al cospetto del Trono di Allah Onnipotente (Al Arsh), la cui gloria e splendore lo trasportò lontano da questo mondo. Il Profeta (s.A.’a.s.) lo lasciò a rimirare per un po’, poi gli disse: “O ‘Alî (R.a.), non hai ancora rotto l’idolo?” Alle parole del Profeta (s.A.’a.s.) ‘Alî tornò in questo mondo, si trovò di fronte alla statua dell’idolo e iniziò a spaccarlo.

Questa è una prova che il Profeta (s.A.’a.s.) era costantemente alla Presenza Divina, ma con la sua personalità corporea sedeva, si muoveva e parlava con la gente comune. Così che anche il più semplice dei beduini lo comprendeva alla perfezione. Come risultato riuscì a portare il Messaggio del Signore a tutti.

Durante il sermone in occasione del pellegrinaggio d’addio chiese: “O mia nazione vi ho trasmesso il messaggio come m’era stato ordinato?” La folla rispose: “Sì, ce lo hai trasmesso”.
Allora il Profeta (s.A.’a.s.) volgendosi al suo Signore disse: “O mio Signore, sei testimone per la mia nazione?” Questo è un punto molto sottile, a ogni persona un differente tipo di conoscenza giunse dal cuore del Profeta (s.A.’a.s.) e si riversò in lui.
Chiunque segue la via del Profeta (s.A.’a.s.) deve fare come lui, deve rammentare alla gente in modo che Allah gli insegni tramite la gente. Chiunque vuole progredire deve essere uno studente, come il nostro Santo Profeta (s.A.’a.s.) che fu uno studente durante tutta la sua vita.


Tratto dal libro “Oceani d’Amore