In questo capitolo ci proponiamo di trattare dei più importanti esercizi della fede così come sono stabiliti dall’Islam. Essi sono: l’Orazione (Salah), il Digiuno (Sawm), la Decima o Erogazione (zakah) e il Pellegrinaggio (Hajj).Il modo in cui DIO ha prescritto questi esercizi fa sì che essi servano ad ogni fine spirituale e soddisfino le esigenze umane. Alcuni di questi riti sono quotidiani; alcuni sono settimanali, alcuni mensili, altri semestrali; altri annuali; altri sono richiesti, come minimo, una sola volta nella vita. In tal modo essi abbracciano tutti i giorni della settimana, tutte le settimane del mese, tutti i mesi dell’anno, tutti gli anni della vita: insomma, imprimono a tutto quanto il corso della vita il contrassegno divino. E’ già stato detto che la Fede senza l’azione e la pratica è cosa morta, laddove si tratta dell’Islam. La Fede è, per sua natura, molto sensibile, e può essere della massima efficacia. Quando è fuori dalla pratica o fuori dall’uso, perde rapidamente la sua vitalità e il suo potere propellente. Il solo modo per ravvivare la Fede e far sì che essa serva al suo scopo, è la pratica. La pratica dà nutrimento alla Fede, le dà vitalità ed efficacia. In compenso, la Fede ispira all’uomo la costanza nella sua devozione e la perseveranza nella pratica. Questo perché il rapporto reciproco tra la Fede e la pratica è molto forte e la loro interdipendenza è facilmente comprensibile. Un individuo senza Fede non ha alcuna reale fonte di ispirazione e di conseguenza non ha obiettivi degni di essere raggiunti e nemmeno di essere desiderati. La vita di un individuo del genere è senza significato, sicchè egli vive alla giornata, e questa non è affatto una vera vita. D’altro canto, la persona che professa la Fede ma non la pratica è una persona che si inganna da sola e in realtà non ha nessuna Fede, per cui non è altro che un viandante uscito di strada. Il rapporto reciproco tra Fede e pratica in Islam comporta vivi riflessi su tutta quanta la religione e manifesta la profonda sapienza dei suoi insegnamenti. L’Islam non riconosce nessun genere di separazione fra l’anima e il corpo, lo spirito e la materia, la religione e la vita quotidiana. Esso accetta l’uomo nel modo in cui DIO ha creato e riconosce la sua natura così com’è, composta di anima e di corpo. Non ne trascura la natura spirituale; altrimenti l’uomo sarebbe come un animale. Ma l’Islam non sottovaluta nemmeno le necessità fisiche dell’essere umano; altrimenti l’uomo sarebbe un angelo, cosa che invece non è e non può essere. Secondo l’Islam, l’uomo si trova al centro della corrente della creazione. Non è puramente spirituale, perché gli esseri puramente spirituali sono gli angeli, e lui non ne è al di la, perché l’Unico Essere che ne sia al di là è DIO, solo DIO. L’uomo non è interamente un essere materiale o fisico, perché i soli esseri di questo genere sono gli animali e altre creature irrazionali. Così, essendo una sorta di natura complementare, l’uomo ha esigenze parallele e necessità parallele: spirituali e materiali, morali e fisiche. La religione che può aiutare l’uomo e può portarlo vicino a DIO è quella che prende in considerazione tali esigenze e necessità, quella che eleva la dimensione spirituale e disciplina i desideri fisici. E questa religione è l’Islam. Reprimere l’uno o l’altro aspetto della natura umana, squilibrare la bilancia o protendersi solo in una direzione, sarebbe una abusiva contraddizione con la natura umana e una irresponsabile sfida alla natura che DIO ha dato all’uomo, creandolo. Siccome garantisce un completo riconoscimento della natura umana così come essa è e si interessa profondamente sia del bene spirituale sia al benessere materiale dell’uomo, l’lslam non considera la religione una faccenda personale o un’attività separata dal corso generale della vita. In altri termini, la religione non ha valore se i suoi insegnamenti non incidono efficacemente sulla condotta privata e pubblica. D’altronde, la vita sarebbe priva di significato, se non fosse organizzata e guidata secondo la legge Divina. Ciò spiega perché l’Islam estenda il suo criterio organizzativo a tutti i settori dell’esistenza: dal comportamento individuale e sociale al lavoro e all’industria, all’economia e alla politica, ai rapporti nazionali e internazionali e così via. Ciò spiega anche perché l’Islam non riconosca il “secolarismo” o la separazione della religione dalle attività giornaliere dell’uomo. L’interazione fra la vera religione e una vita dotata di significato è vitale. Ed è per questo che l’Islam penetra in tutti i settori dell’esistenza per guidare tutte le attività umane in modo integro e sano, accettabile a DIO e benefico per l’uomo. Come risultato di questa necessaria corrispondenza fra vera religione e vita quotidiana, l’Islam non concorda affatto con la dottrina del “sei giorni per me o per il mondo e un giorno per il Signore”. Questa dottrina a lunga se l’uomo dedica sei giorni all’eremitaggio o ee pallida la religione. Essa inoltre e prova di grave ingiustizia verso DIO da parte dell’uomo e reca danno ed offesa all’anima di quest’ultimo. E’ una grave trascuratezza delle esigenze spirituali ed etiche, le quali sono importanti quanto i desideri materiali, se non di più. E’ una pericolosa mancanza di riguardo per la natura dell’uomo, perché un simile squilibrio è sintomo di degenerazione. Analogamente, se l’uomo dedica sei giorni all’eremitaggio o/e a un’esclusiva meditazione, non sarà assolutamente meglio. L’equilibrio sarà ancora rotto. Il modo naturale e logico è dunque quello proposto dall’lslam. Essendo la sua una natura complementare e situandosi egli al centro della corrente del creato, l’uomo sarà preda di un grave disordine se trascurerà la sua anima o il suo corpo o se permetterà all’uno di prevalere sull’altra. Nutrire ambedue, alimentarli in maniera giusta ed equilibrata, è il compito più difficile per il senso di giustizia dell’uomo e per la sua integrità, così come per la sua volontà e il suo amore per la verità. E’ proprio per aiutare l’uomo a superare questo esame, che l’Islam è venuto a riscattarlo con i regolari esercizi della Fede.

LE ORAZIONI (SALAH)

Gli scopi dell’orazione

L’orazione costituisce un pilastro dell’Islam ed è consideratala base della religione. Un Musulmano che non osservi le orazioni rituali e non abbia alcuna ragionevole scusa per tale mancanza, commette una grave trasgressione e una colpa odiosa. L’offesa è grave perché non è diretta soltanto contro DIO, il che è già un male sufficiente, ma anche contro la, natura stessa dell’uomo. E’ una tendenza innata nell’uomo quella di adorare i grandi esseri e aspirare a fini elevati. L’essere più grande, il fine più elevato fra tutti è DIO. Il modo migliore per coltivare nell’uomo una sana personalità e attuare e sue aspirazioni in un regolare corso di sviluppo, è dato dall’orazione rituale islamica.

Trascurare l’orazione equivale a reprimere le buone qualità nella natura umana e a negarle ingiustificabilmente il diritto all’adorazione e all’elevazione, il diritto a eccellere in bontà e a conseguire nobili obiettivi.

Una tale repressione, un tale diniego, costituiscono un’offesa gravissima e distruttiva. Stanno qui il significato e la vitalità dell’orazione nella vita dell’uomo. Bisogna sempre tenere presente che DIO non ha bisogno dell’orazione dell’uomo, Lui è libero da ogni bisogno. E’ solo interessato alla nostra prosperità e al nostro bene, in ogni senso. Quando pone in risalto la necessità dell’orazione e ci impone un dovere, Egli intende aiutarci; tutto quello che noi facciamo di buono è a nostro vantaggio e tutte le offese che commettiamo sono contro noi stessi. Anche qui, dunque, l’uomo è il centro di gravità ed e il suo interesse a costituire il principale oggetto di considerazione. Il beneficio che l’uomo può, trarre dall’orazione islamica e incommensurabile e la benedizione connessa a tale rito è al di là di ogni immaginazione. Non si tratta affatto di una “teoria” o di un assunto convenzionale: si tratta invece di una realtà affascinante e di un’esperienza spirituale. Ecco una spiegazione dell’efficacia dell’orazione islamica:
1). Rafforza la Fede nell’Esistenza e nella Bontà di DIO e trasmette questa fede ai recessi più reconditi del cuore umano.
2). Ravviva la fede e la rende costruttiva nella vita pratica.
3). Aiuta l’uomo a realizzare le sue aspirazioni naturali e spontanee alla grandezza e all’elevatezza etica, all’eccellenza e alla crescita delle virtù.
4). Purifica il cuore e sviluppa la mente, coltiva la coscienza e conforta l’anima.
5). Dà nutrimento agli elementi di bontà e di nobiltà presenti nell’uomo e sopprime le inclinazioni al male e al vizio. Quando esaminiamo l’orazione islamica e ne studiamo l’unica natura, ci apparirà evidente che non si tratta solo di una serie di movimenti fisici o di una vuota recitazione del Libro Sacro. E’ una formula, senza pari e senza precedenti, di meditazione intellettuale e di devozione spirituale, di elevazione etica e di esercizio fisico, tutto ciò combinato e armonizzato. E’ un’esperienza esclusivamente islamica, dove ogni muscolo del corpo si unisce all’anima e alla mente nell’adorazione e nella glorificazione di DIO. E’ difficile spiegare a parole il completo significato dell’orazione islamica; tuttavia si può dire che essa è:
1). una lezione di disciplina e forza di volontà;
2). una pratica di devozione a DIO, e a tutti i fini nobili;
3). un vigile ricordo di DIO e una costante rivelazione della Sua Bontà;
4). un seme di coltivazione spirituale e integrità morale;
5). una guida al tipo di vita più retto;
6). una salvaguardia contro il vizio ed il male contro la deviazione e l’errore;
7). una dimostrazione di vera parità, solida unità e fratellanza;
8). un’espressione di gratitudine a DIO, un riconoscimento della Sua Realtà;
9). un atto di pace e stabilità interiore;
1O). una fonte abbondante di pazienza e coraggio, di speranza e fiducia, Questa è l’orazione islamica, e questo è quanto essa può fare per l’uomo. La miglior testimonianza in favore di quanto affermato più sopra è l’esperienza diretta dell’orazione, l’esperienza diretta delle sue gioie spirituali. Solo così sarà possibile rendersi conto di che cosa essa realmente significhi.

Le condizioni dell’orazione

L’esecuzione di questo rito è obbligatoria per ogni Musulmano, maschio o femmina, che sia:
1). Sano e responsabile;
2). relativamente maturo e in età di pubertà, all’incirca sui quattordici anni (I bambini debbono essere consigliati dai genitori a iniziare la pratica dell’orazione all’età di sette anni; all’età di dieci anni è opportuna una pressante esortazione);
3). Esente da malattia grave e, nel caso delle donne, libero dalle mestruazioni e dal puerperio. Il massimo di questi periodi è, rispettivamente, di dieci e quaranta giorni. In tali circostanze le donne sono completamente esentate dall’obbligo dell’orazione.

L’orazione non è valida se non sono soddisfatti i requisiti seguenti:
1). compimento dell’abluzione (wudu’), di cui si parlerà più avanti;
2). purezza di tutto quanto il corpo, degli abiti che si indossano, del terreno usato per l’orazione, da ogni genere di sporcizia e impurità;
3), abbigliamento adeguato alle morali che mirano a coprire le parti intime. Per i maschi, il corpo deve essere coperto almeno dall’ombelico,alle ginocchia; per le femmine, il corpo deve essere coperto tutto quanto, tranne il volto, le mani e i piedi. Per gli uni e le altre, nell’orazione vanno evitati gli abiti trasparenti;
4). dichiarazione dell’intenzione (niyyah) di eseguire l’orazione, mediante cuore e lingua se è possibile;
5). assunzione dell’orientamento rituale (qiblah), in direzione della Ka’ba della Mecca. Vi sono molti modi per decidere la direzione giusta. Se un individuo non ha modo per stabilirlo, dovrà seguire il suo giudizio migliore.

Le specie dell’orazione

Le varie specie di orazione sono quelle seguenti:
1). Obbligatoria (fard), che comprende le cinque orazioni quotidiane, l’orazione comunitaria del mezzogiorno del venerdì e L’orazione funebre. La non osservanza di queste orazioni e una colpa grave e soggetta a castigo, qualora non vi sia una giustificazione fondata.
2). Supererogatoria (wajib e sunnah), che comprende le orazioni connesse agli uffici obbligatori, nonchè le orazioni comunitarie delle due grandi feste (‘id). Non osservarle è una trascuratezza dannosa, un comportamento reprensibile.
3). L’orazione opzionale, che comprende tutte le orazioni volontarie, in qualunque momento del giorno e della notte. Sono due i periodi che hanno una preferenza particolare: l’ultima parte della notte fino allo spuntare dell’aurora e il periodo che sta a metà della mattina.

I tempi dell’orazione

Ogni Musulmano, maschio o femmina, deve eseguire almeno cinque orazioni quotidiane al momento giusto, se non vi è un motivo lecito per esserne esentati, per combinarle insieme o per rimandarle. Tali orazioni sono le seguenti.
1). L’orazione dell’alba (salat al-fajr), che può essere eseguita dopo l’aurora e comunque prima che il sole sia completamente sorto, ossia entro un periodo di due ore all’incirca.
2). L’orazione del mezzogiorno (salat az-zuhr) (1). Questa orazione può essere eseguita in qualunque momento dopo che il sole abbia cominciato a declinare dal suo zenith e prima che si trovi a metà del corso che separa lo zenith dal tramonto. Per esempio, se il sole tramonta alle sette di sera, il periodo dell’orazione inizia un po’ dopo il mezzogiorno e continua fino alle 15,30 e anche un po’ dopo. Subito dopo, comincia il periodo dell’orazione successiva. Esistono comunque dei calendari che stabiliscono in maniera accurata il periodo di ciascuna orazione. Tuttavia, se non vi fosse nessuno di tali calendari a disposizione, bisogna ricorrere al proprio giudizio migliore.(1) Sembra che i Musulmani delle zone in cui la luce diurna è continua incontrino difficoltà e confusione per quanto concerne il momento dell’Orazione Comunitaria del Venerdì (jum’ah). Il problema può essere facilmente risolto collocando il periodo dell’orazione fra le13,15 e le 14,3O, in tutto il corso dell’anno. In tal modo, non vi sarà alcun bisogno di cambiare orario dall’estate all’inverno. Lo raccomandiamo caldamente ai nostri fratelli, affinché elaborino le loro tabelle settimanali secondo un arrangiamento permanente. Lo stesso arrangiamento può essere fatto per quanto riguarda le orazioni comunitarie dei giorni non lavorativi.
3). L’orazione del pomeriggio (salat al-asr), che va fatta nel periodo compreso fra la fine del periodo precedente (quello della orazione del mezzogiorno) e tramonto.
4). L’orazione del tramonto (salat al-maghreb). Il periodo in cui va eseguita questa orazione comincia immediatamente dopo il tramonto e finisce quando scompare il bagliore rosso all’orizzonte occidentale. Normalmente questo periodo dura un’ora e venti minuti o un’ora e mezzo.
5). L’orazione della notte (salat al-isha), il cui periodo inizia quando e scomparso dall’orizzonte occidentale il bagliore rosso(circa un’ora e mezzo dopo il tramonto) e termina un po’ prima dell’aurora. E’ notevole come l’Islam abbia predisposto i periodi delle orazioni in maniera tale che la nostra “ricreazione” spirituale coincida coi tempi della nostra alimentazione fisica e come esso abbia combinato la pace dell’anima col riposo del corpo. L’orazione del mattino va fatta nel periodo della prima colazione; l’orazione del mezzogiorno coincide col periodo del pranzo; l’orazione del pomeriggio si colloca nel periodo in cui si prende il te o il caffè; l’orazione del tramonto viene eseguita in prossimità della cena; l’orazione della notte può corrispondere a un eventuale spuntino notturno. E’ pure notevole il fatto che il Musulmano, osservando queste orazioni, scandisce tutta quanta la propria giornata con un ritmo spirituale che tocca l’inizio e la fine del giorno, nonchè il suo corso mediano. Egli armonizza cosi religione e vita, avverte in sè la presenza di DIO per tutta la giornata, compie le proprie faccende quotidiane con un intendimento spirituale e costruisce su solide fondamenta il proprio prestigio morale. Inoltre, in tal modo il Musulmano introduce la vitalità spirituale in tutti gli aspetti della vita, e la religione si presenta in tutti i settori dell’attività umana. Ciò ha la sua efficacia nei negozi e negli uffici, nelle case e nelle fattorie, nelle fabbriche e nelle piantagioni. Questa pratica estende la propria luce a ogni ambito di affari e di lavoro. In realtà, questa “tabella oraria” delle orazioni è notevole perché‚ è opera di DIO, è prodotto dell’lslam. E’ sempre preferibile eseguire l’orazione non appena il suo periodo è cominciato, affinché‚ non si abbiano a verificare dilazioni o ritardi a causa di eventi inattesi. Queste orazioni sono atti divini. La ricompensa di coloro che compiono tali atti è incommensurabile, e la loro felicità è al di là di ogni immaginazione. Non è possibile esprimere a parole la felicità che essi conseguono, la gioia che provano, l’onore che ricevono. Viceversa, il non compiere questi atti costituisce una colpa soggetta a castigo. Tale colpa provoca severe punizioni, impoverimento spirituale, agonia dell’anima, isolamento dalla comunità. Le orazioni del mezzogiorno (zuhr) e del pomeriggio (‘asr)possono essere eseguite insieme, qualora si sia in viaggio o instato di malattia. La stessa concessione viene fatta per quanto concerne il tramonto (maghreb) e la notte (isha) (2).
(2) Nel primo caso, il congiungimento delle orazioni è del tipo anticipato. L’orazione del pomeriggio viene eseguita prima del suo periodo normale e segue immediatamente l’orazione del mezzogiorno. Nel secondo caso, la combinazione è del tipo ritardato. l’orazione del tramonto e eseguita dopo il suo periodo normale, ma subito prima dell’orazione della notte. Tali combinazioni possono alleviare l’apprensione dei Musulmani che non possono, per ragioni legittime (viaggio, lavoro ecc.), eseguire le orazioni nel momento dovuto.

L’abluzione parziale (wudu’)

Per eseguire l’orazione, bisogna essere in condizioni di purità rituale. E’ necessario lavare quelle parti del corpo che sono generalmente esposte allo sporco, alla polvere o al fumo. Questa pratica è chiamata ABLUZIONE(wudu’) e viene di preferenza compiuta come segue:
1). Si dichiara l’intenzione che l’atto è eseguito a scopo di adorazione e purificazione.
2). Si lavano le mani fino al polso, tre volte.
3). Ci si sciacqua la bocca con acqua, tre volte, preferibilmente usando uno spazzolino, se è possibile.
4). Si lavano le narici facendovi entrare l’acqua per tre volte.
5). Si lava il volto tre volte con ambedue le mani, se possibile, dal vertice della fronte fino alla parte inferiore del mento ed a un’orecchia all’altra,
6). Si lava il braccio sinistro tre volte, fino al gomito, poi si fa lo stesso con il braccio sinistro.
7). CI si bagna tutto quanto il capo o una parte di esso con una mano umida, una sola volta.
8). Ci si bagna l’interno delle orecchie usando gl’indici e l’esterno usando i pollici. Ciò deve essere fatto con le dita umide.
9). Ci si bagna il collo, tutt’intorno, con le mani umide.
10). Si lavano i piedi fino ai malleoli, tre volte, cominciando dal piede destro. A questo punto l’abluzione è terminata, e la persona che la ha compiuta e pronta per cominciare l’orazione. Quando l’abluzione è valida, la si può mantenere finché si può e la si può usare per tutte le orazioni che si desidera, Però, è preferibile rinnovarla il più frequentemente possibile. E’ anche preferibile conpierla nell’ordine suddetto, anche se l’eseguirla in un ordine diverso, per errore, non la invalida. L’abluzione compiuta nel modo suddetto e sufficiente per eseguire l’orazione, a meno che non sia annullata per qualche ragione.
Annullamento dell’abluzione L’abluzione diventa nulla per una delle cause seguenti:
1). Emissioni naturali: urina, feci, gas intestinali ecc.;
2). Flusso di sangue o di pus e simili da una qualunque parte del corpo;
3). Vomito;
4). Sonno;
5). Perdita della lucidità razionale per assunzione di droghe o sostanze intossicanti. Se è intervenuto uno di questi fatti, l’abluzione deve essere rinnovata per l’orazione. Inoltre, dopo le emissioni naturali bisogna pulire con acqua, la carta può non essere sufficiente ai fini della purità richiesta dal rito.

Surrogato completo dell’abluzione (tayammum)

Il tayammum o ricorso alla pura terra può surrogare l’abluzione e anche il bagno rituale. Ciò vale nei casi seguenti:
1). Quando una persona è ammalata e non può usare acqua;
2). Quando non dispone di acqua in quantità sufficiente;
3). Quando l’uso dell’acqua può fargli male o procurargli una malattia;
4). Quando l’esecuzione dell’abluzione può far perdere un funerale o l’orazione dell’Id, che non può essere rimpiazzata da un’altra orazione. In ciascuno di questi casi è lecito fare il tayammum, che avviene in questo modo:
1). Si battono lievemente le mani sulla pura terra oppure sulla sabbia o sulla pietra.
2). Si scuotono le mani e ci si sfrega la faccia una sola volta, nello stesso modo in cui si fa nell’abluzione.
3). Si battono nuovamente le mani e si strofina il braccio destro fino al gomito con la mano sinistra, poi il braccio sinistro con la mano destra. Questo tayammun è una dimostrazione simbolica dell’importanza dell’abluzione, che è vitale sia per il culto sia per la salute. Quando l’Islam ha introdotto questa abluzione ripetibile, ha introdotto con essa la miglior formula igienica che nessun’altra dottrina spirituale o prescrizione medica aveva anticipata.

Speciali facilitazioni nell’abluzione

Riguardo all’abluzione, l’lslam ha offerto certe agevolazioni. Se uno ha indosso calze o calzini e se li è infilati dopo aver compiuto un’abluzione, non e necessario levarseli quando si rinnova l’abluzione. Invece di toglierli, e possibile passarvi sopra la mano bagnata. Comunque, almeno una volta in ventiquattro ore bisogna toglierli e lavarsi i piedi. Si può ricorrere alla medesima pratica se si hanno gli stivali e le suole e le tomaie sono pulite. Analogamente, se c’è una ferita in una delle parti che debbono essere lavate nell’abluzione e se il lavare quella determinata parte può provocare un danno, è lecito passare con la mano bagnata sulla benda che avvolge la ferita.

L’abluzione completa (ghusl /bagno)

Prima di iniziare l’orazione, bisogna lavare il corpo con un bagno completo, comprese le narici, la bocca e la testa, in uno dei casi seguenti:
1). Dopo i rapporti sessuali;
2). Dopo eiaculazioni notturne;
3). Dopo che è terminato il periodo mestruale delle donne;
4). Alla fine del puerperio, che è valutato di una quarantina di giorni al massimo. Se termina prima, occorre fare un’abluzione completa. Bisogna rilevare che quando ha inizio il bagno o l’abluzione deve essere chiara l’intenzione che lo scopo sta nella purificazione e nel culto. Inoltre, una persona che esegue un’abluzione, parziale o completa, deve accompagnare il suo atto con qualche frase che glorifichi DIO e Gli chieda la vera guida. Tali frasi sono minuziosamente descritte nelle fonti autentiche della religione. Uno, comunque, può pronunciare le sue frasi migliori, se non conosce le formule esatte. E’ sufficiente che siano dette a lode di DIO e siano pronunciate con sincerità.

L’appello all’orazione (adhan)

L’orante ha eseguito la sua abluzione così come è spiegato più sopra ed è pronto per compiere il rito. Quando arriva l’ora dell’orazione, è buona pratica, secondo le tradizioni del Profeta Muḥammad, fare l’appello all’orazione (adhan). Colui che fa’ l’appello sta in piedi rivolto nella direzione della Ka’ba di Mecca, con le mani sollevate all’altezza delle orecchie e dice, a voce alta, quanto segue:

1). Allahu akbar (DIO è il più grande), (ripetuto quattro volte);

2). Ash-hadu an la ilaha illa’llah), (attesto che non c’è DIO se non L’Unico DIO), (ripetuto due volte);

3). Ash-hadu anna Muhammadan Rasulù ‘llah (attesto che Muḥammad è il Messaggero di DIO), (ripetuto due volte);

4). Hayya’ala ‘s-salat (orsù, all’orazione), (ripetuto due volte, con la faccia rivolta a destra);

5). Hayya ‘ala ‘l-falah (orsù, al successo), (ripetuto due volte, con la faccia rivolta a sinistra);

6). Allahu akbar (DIO è il più grande), (ripetuto due volte);

7). La ilaha illa ‘llah (non c’è DIO se non l’Unico DIO), (una sola volta).

Quando l’appello viene fatto per l’orazione del mattino, colui che lo fa aggiunge una frase dopo la quinta proposizione riportata più sopra. La frase richiesta è questa:
As-salatu khayrun min an-nawm (l’orazione è meglio del sonno), (ripetuto due volte). Quindi si prosegue con le proposizionin°6 e n°7. Questa eccezione vale soltanto per il mattino, è il momento in cui la gente dorme e ha bisogno di qualcuno che le rammenti l’orazione.

Ingresso nell’orazione (iqamah)

Quando, questo appello è stato pronunciato, gli oranti sono pronti per l’orazione e la inaugurano con un annuncio chiamato ‘iqamah. Le frasi sono le medesime dell’adhan, con una duplice differenza:
a) l’iqamah viene fatto con una voce più rapida e meno alta;
b) dopo la parte n°5 bisogna dire due volte questa frase:
qad qamati-s’salah (l’orazione e pronta).
Poi devono venire le parti n°6 e n°7, normalmente.L’esecuzione dell’orazioneQuando l’orante ha fatto l’abluzione e sono stati pronunciati l’adhan e l’iqamah, l’orazione inizia nel modo seguente.

1). L’Orazione del primo mattino

In questa orazione vengono innanzitutto offerte due unità(rak’ah) supererogatorie (sunnah). Seguono, subito dopo, due altre unità obbligatorie (fard). Unità supererogatorie e obbligatorie vengono offerte nello stesso modo, solo che, quando si dichiara l’intenzione, bisogna distinguere fra una specie e l’altra. Ecco la descrizione del modo in cui l’orazione viene eseguita.
Prima fase. Ci si pone in atto di reverenza e umiltà nel senso della qiblah, sollevando le mani alle orecchie e dicendo: “Nawaytu usalli sunnata. (o farda, a seconda del caso) Salati’l-fajr; Allahuakbar”. Ciò significa: “Dichiaro la mia intenzione di eseguire l’orazione supererogatoria (o obbligatoria, a seconda del caso) del mattino; Allah è il più grande”. Poi si abbassano le braccia e si mette la destra sopra la sinistra immediatamente al di sotto dell’ombelico

(3). Seconda fase. Poi si dice a voce bassa quanto segue:

“Subhanaka-llahumma wa bihamdik wa tabaraka-smuk wa ta’ala jaddukwa la ilaha ghayruk A’udhu bi-llahi min ash-shaytani ‘r-rajim.Bismi-llahi ‘r-rahmani ‘r-rahim”.
Ciò significa: “Sia gloria a Te, o DIO, e Tua è la lode; benedetto è il Tuo Nome, esaltata è la Tua Maestà e non c’è DIO oltre a Te. Cerco rifugio in DIO, lontano dal diavolo dannato. Nel Nome di Allah, il Misericordioso, il Clemente”
(4),Terza fase. Poi, a voce bassa ma udibile, si recita il Capitolo che apre il Qur’an (al-Fatihah), seguito da un brano del Libro sacro. (Il Capitolo d’apertura ed esempi di brevi capitoli e versetti si trovano più avanti in questa stessa sezione),
Quarta fase, Poi si dice:
“Allahu akbar” (DIO è il più grande),abbassando la testa ad angolo retto e appoggiando le palme delle mani sulle ginocchia e dicendo a bassa voce:
“Subhana Rabbi al-‘azim”(“Sia gloria al mio Signore, il Magnifico”, ripetuta tre volte).Questa posizione si chiama ruku’. Poi si riassume nuovamente laposizione eretta dicendo: “Sami’a ‘llahu liman hamidah; Rabbana, lakal-hamd” (DIO ascolta chi Lo loda; Signor nostro, Tua è la lode).Mentre si dicono queste parole, le mani restano sui fianchi.
(3) Questa posizione delle mani e conforme a quanto stabilito da una branca giuridica dell’Islam. Altre scuole preferiscono altre posizioni. In ogni caso, si tratta di differenze minori che non annullano la validità dell’orazione. In realtà, tutte queste differenze sono considerate agevolazioni e adattamenti piuttosto che ostacoli e restrizioni.
(4) Questa parte è raccomandata. Non è assolutamente essenziale alla completezza dell’orazione.
Quinta fase. L’orante dice “Allahu akbar” prosternandosi in modo da toccare la terra con le dita dei piedi, le ginocchia, le mani e la fronte. Questa è la posizione del sujud ed è accompagnata dalle parole: “Subhana Rabbi al-a’la” (Gloria al mio Signore, l’Altissimo, ripetuto tre volte).
Sesta fase. Poi, pronunciando le parole “Allahu akbar”, si assume la posizione di julus, posizione di seduti in cui rimane pochi istanti: il lato esterno del piede sinistro e le dita del destro, che sono diritte, toccano il terreno, mentre le mani stanno sulle ginocchia. Dopo di ciò si effettua una seconda prosternazione (sujud), nello stesso modo con cui si è effettuata la proma e pronunciando le stesse parole. E’ così completa un’unità (rak’ah) dell’orazione.
Settima fase. Dopo la prima unità, l’orante si alza in piedi dicendo “Allahu akbar”, assume la posizione eretta per la seconda unità e recita il capitolo di apertura (la Fatihah) facendolo seguire da un brano coranico, come nella prima unità.
Ottava fase. Eseguiti il secondo inchino e le due prostrazioni nello stesso modo già visto, l’orante assume una posizione di seduti (julus) e recita il tashahhud con le sue due parti (si vedrà più oltre, in questa medesima sezione).
Nona fase. Per finire, si gira la faccia a destra dicendo
“As-Salamualaykum-wa rahmatu ‘Llah” (Su di voi siano la pace e la misericordia di Allah), Poi si gira la faccia a sinistra, pronunciando la stessaformula di saluto. E’ questo il modo in cui si esegue un’orazione di due unità (rak’ah)sia obbligatoria sia supererogatoria. Quando si sa come eseguire questa orazione nel nodo giusto, tutte le altre orazioni si troveranno molto facili. Bisogna notare che ogni movimento e ogni parola dell’orazione islamica comporta un significato grandissimo e un simbolismo profondo.

2). l’orazione meridiana (Salatu z-zuhr)

Questa orazione consta di quattro unità. (sunnah), seguite da altre quattro (fard) e infine da altre due (sunnah). La parte fard di questa orazione viene eseguita nel modo seguente:
a) Le prime due unità sono eseguite come nell’orazione del mattino. La Fatihah e una parte del Qur’an sono recitate a bassa voce. Inchini e prostrazioni sono eseguiti nello stesso modo.
b) Quando recita il tashahhud dopo la seconda unità, l’orante si ferma alla fine della prima parte di esso per riassumere la posizione eretta.
c) Nella terza unità si recita solo la Fatihah, senza aggiungere nessun altro passo coranico,
d) Conclusa la terza unità, l’orante si mette in piedi per eseguire la quarta e recita la Fatihah da sola, come nella terza unità.
e) Dopo l’inchino e le prostrazioni, l’orante assume la posizione di seduti (julus) e recita tutto il tashahhud, completo di ambedue le sue parti.
f) Poi pronuncia la formula di saluto a destra e a sinistra.
g) Le due unità della sunnah sono eseguite come nell’orazione mattutina, ma a voce bassa.

3). L’orazione pomeridiana (salatu’ l-‘asr)

Consta di quattro unità (Sunnah) seguite da altre quattro(Fard). Sono eseguite come quelle dell’orazione meridiana, a voce bassa.

4). L’orazione del tramonto (Salatu’l-maghrib)

Consta di tre unità (fard) seguite da altre due (sunnah). Nelle prime due unità la voce è bassa ma udibile; nella terza unità la voce e bassa. Viene eseguita come l’orazione meridiana o come quella pomeridiana, solo che viene esclusa la quarta unità, sicchè la finale posizione di seduti (che segue la recitazione della Fatihah, l’inchino e le prostrazioni) viene dopo la terza unità, che termina dunque con le formule di saluto. Le due unità della sunnah sono eseguite come quelle dell’orazione mattutina.

5). L’orazione vespertina (Salatu’l-‘isha)

Consta di quattro unità fard, due sunnah e tre witr (5), cioè un grado tra il fard e la sunnah. Le prime due unità delle quattro fard possono essere eseguite con la voce bassa ma udibile. A parte questo, tale orazione viene eseguita come l’orazione meridiana o come quella pomeridiana. Le due unità sunnah sono eseguite esattamente come nell’orazione mattutina. Quanto alle tre unità witr, esse sono eseguite come nell’orazione del tramonto, con due eccezioni: a) nella terza unità la Fatihah è seguita da un brano coranico; b) mentre sta in piedi dopo l’inchino e prima della prosternazione, l’orante dice queste parole:
“Allahumma inna nasta’inuk wa nastahdik wa nastaghfiruk wa natubuilayk wa nu’minu bik wa natawakkalu ‘alayk wa nuthni ‘alaykal-khayra kullah. Nashkurk wa la nakfiruk wa nakhla’u wa natrukuman yafjuruk. Allahumma iyyaka na’bud wa laka nusalli wa nasjudwa ilayka nas’a wa nahfid. Narju rahmatak wa nakhsha ‘adhabak;inna ‘adhabaka bi ‘l-kuffari mulhaq wa salli ‘llahumma ‘ala sayyidinaMuhammad wa ‘ala alihi wa sahbihi wa sallim” .Questo è il qunut e può essere interpretato nel modo seguente:
“O Dio! Noi chiediamo il Tuo aiuto e la Tua guida, cerchiamola Tua protezione, crediamo in Te e ci affidiamo a Te; Te esaltiamo, a Te siamo riconoscenti, non siamo ingrati; perdona chi Ti disobbedisce. “O DIO! Te Noi preghiamo e a Te davanti ci prosterniamo; siamo pronti nell’obbedirTi e speriamo nella Tua misericordia e temiamo la Tua punizione, La Tua punizione si abbatte sugli infedeli. “O DIO! Esalta il nostro signore Muḥammad, la sua gente e i suoi veri seguaci”.
(5) Vi sono divergenze minori di interpretazione fra le varie scuole giuridiche. Alcune non richiedono il witr; altre lo richiedono nell’orazione mattutina, con lievi varianti. Comunque, è legittimo seguire l’una o l’altra delle scuole autentiche e regolari. Se questo qunut non può essere mandato a memoria, e sufficiente recitare un’invocazione simile a questa, finché non lo si impara a memoria. Tutte le orazioni della sunnah (supererogatorie) devono essere dette individualmente, cioè non in comunità, tranne le orazioni del’Id e il witr nel mese di Ramadan. Le orazioni della sunnah non sono richieste a chi abbia tralasciato qualche orazione fard. Anzi, costui deve recuperare quello che ha trascurato ed eseguire i riti obbligatori. Le orazioni della sunnah non sono neppure richieste quando sia trascorso il tempo giusto per le orazioni fard che ad esse si accompagnano. Così, se un individuo perde un’orazione e vuole recuperarla, deve fare soltanto il fard. Se un orante non sa come dire tutte le sue orazioni nella versione araba, può adoperare una Qualsiasi altra lingua che egli conosce, se questa può esprimere lo stesso significato dell’arabo. Per agevolare l’apprendimento della versione araba, daremo la traslitterazione delle parole. L’orazione fard è di gran lunga preferibile quando viene eseguita in comunità (jama’ah) sotto la guida di un imam. La comunità è radunata nel migliore dei modi quando si trova in una moschea, ma può radunarsi anche in altri luoghi.Le orazioni conunitarie (jama’ah)1). La comunità viene guidata da un imam scelto fra gli oranti presenti. Deve essere scelto sulla base dei suoi meriti di conoscenza religiosa e di devozione.

2). L’imam della comunità sta davanti a tutti, da solo, mentre i seguaci stanno dietro di lui in linee rette, tutti rivolti nel senso della qiblah. Una comunità può constare anche di due persone: l’imam e un seguace.

3). Dopo aver dichiarato l’intenzione di eseguire l’orazione, l’Imam recita la Fatihah e i brani coranici complementari, ad alta voce nell’orazione mattutina e nelle prime due unita dell’orazione del tramonto e della notte. Mentre l’Imam recita ad alta voce, i seguaci lo ascoltano in atto di meditazione e di umiltà. Essi non recitano la Fatihah n‚ gli altri passi insieme con l’Imam.

4). Quando l’Imam termina la Fatihah, i seguaci dicono “Amin”. Risollevatosi dalla posizione di inchino, l’Imam dice: “Sami’a-Llahuliman hamidah” (“Iddio ascolta colui che Lo loda”) e i seguaci rispondono con queste parole : “Rabbana, laka-l-hamd” ( “Signor nostro, Tua e la lode”).
5). I seguaci devono seguire l’Imam nei suoi movimenti, senza precederlo in nessun gesto. Se un seguace anticipa l’Imam in un qualunque movimento, l’orazione di questa persona è nulla.
6). L’orazione comunitaria non è valida se l’Imam non dichiarala sua intenzione di agire nel rito nella funzione di Imam. Anche i seguaci devono dichiarare la loro intenzione di seguire quel dato Imam in quella data orazione che egli sta eseguendo.
7). Se uno arriva dopo l’inizio dell’orazione e si unisce alla comunità, deve seguire l’imam anche se ha perduto una o più unità. Quando l’imam termina il rito pronunciando l’augurio di pace finale, il ritardatario non si unisce a quest’ultimo atto, ma assume la posizione eretta per recuperare le unità che aveva perdute. Quando uno si unisce alla comunità nel momento in cui i membri di questa si trovano in posizione di inchino e non si sono ancora sollevati, allora è come se costui si fosse unito alla comunità fin dall’inizio di quella data unità. Se invece si unisce alla comunità quando i membri di questa si trovano in una posizione successiva all’inchino, allora ha perduto tutta quanta l’unità e deve recuperarla individualmente subito dopo che l’imam ha terminato l’orazione. 8). Quando ha l’opportunità di eseguire l’orazione in comunità, il Musulmano non deve lasciarsela sfuggire. L’orazione comunitaria è una splendida dimostrazione di unità di spirito e di azione, di devozione e umiltà comunitaria davanti a Dio, di efficace solidarietà fra Musulmani, di ordine comunitario e mutua corresponsione. La comunità orante dei Musulmani è una risposta positiva ai problemi più gravi dell’umanità, che nascono dalla discriminazione razziale, dalla divisione classista e dai pregiudizi umani. Nel rito comunitario dell’Islam non c’è discriminazione fra sovrano e suddito, ricco e povero, bianco e negro, prima e seconda classe, platea e tribuna, posti riservati e posti pubblici. Tutti gli oranti si trovano ad agire spalla a spalla nel modo più disciplinato, indipendentemente da ogni considerazione di tipo mondano.

6). l’orazione del venerdì ( salatu’l-jium’ah )

Fin qui abbiamo trattato delle orazioni quotidiane. Veniamo ora alla tradizionale orazione comunitaria del venerdì. Questo rito è obbligatorio per ogni Musulmano che sia tenuto a osservare le altre orazioni e non abbia motivo ragionevole di astenersene. Tale rito si svolge al venerdì di ogni settimana ed è particolarmente importante perché:
1. E’ l’occasione stabilita da DIO affinché i Musulmani esprimano comunitariamente la loro devozione.
2. E’ un’occasione per fare un esame spirituale della settimana trascorsa e prepararsi alla settimana che inizia, così come gli altri fanno per le loro faccende.
3. E’ un’occasione per i Musulmani per acquisire sicurezza, confermare i loro vincoli spirituali e fondare la loro solidarietà comunitaria su basi etiche e spirituali.
4. E’ una dimostrazione del modo in cui i Musulmani diano la preferenza alla chiamata di DIO rispetto a ogni altra cosa.Punti principali dell’orazioneL’orazione del venerdì è contraddistinta da queste caratteristiche:
1. Il suo momento coincide con quello dell’orazione meridiana (salatu’z-zuhr); l’orazione comunitaria del venerdì sostituisce, per l’appunto, l’orazione meridiana del venerdì.
2). Deve essere eseguita in comunità, sotto la, guida di un imam. Nessuno può eseguirla individualmente.
3). Se uno se la lascia sfuggire, non può recuperarla. Dovrà invece eseguire l’orazione meridiana, l’orazione normalmente rimpiazzata da questo rito.
4). Di venerdì, sono consentite le ordinarie attività di ogni genere. Per i Musulmani non c’è il “sabato”. Essi possono svolgere le loro abituali attività purché giungano in tempo al rito comunitario. Terminato il rito, possono riprendere le attività quotidiane.
5). L’orazione del venerdì deve essere tenuta in una moschea, se ce nè una disponibile. Altrimenti, può esser fatta in qualunque luogo di riunioni: abitazioni private, fattorie, parchi ecc.
6). Quando giunge il tempo dell’orazione, si fa l’adhan. Poi si eseguono quattro unità come sunnah individualmente, a voce bassa come nell’orazione meridiana. Finita questa parte, l’imam si rivolge all’auditorio, stando in piedi, e tiene il suo discorso (khutbah),che è un elemento essenziale del rito. Mentre l’imam parla, nessuno deve parlare o eseguire orazioni; tutti i presenti debbono restare seduti e ascoltare il discorso tranquilli, fino alla fine.
7). Il discorso (khutbah) consta di due parti, ciascuna delle quali inizia con parole di lode a DIO e benedizioni per il Profeta Muḥammad. Nella prima parte, bisogna recitare qualche brano coranico e spiegarlo a fini di esortazione e ammonimento. Alla fine della prima parte, l’imam si riposa un poco in posizione seduta, poi si alza e tiene la seconda parte del suo discorso. In una o in entrambe le parti del discorso possono essere discusse le questioni generali dei Musulmani. Nella seconda parte, in particolare, l’imam prega per il bene comune dei Musulmani.
8). Dopo di ciò viene fatta la ‘iqamah e vengono eseguite le due unità obbligatorie sotto la direzione dell’imam, il quale recitala Fatihah e un altro passo coranico a voce alta. Fatto ciò l’orazione è completa. In seguito si eseguono individualmente e a voce bassa altre due unità, come sunnah. Le prime quattro unità della sunnah e le ultime due possono essere eseguite a casa. Esse possono anche essere rimpiazzate con qualche orazione obbligatoria che è stata tralasciata precedentemente e che bisogna recuperare. Ogni partecipante dell’orazione comunitaria settimanale o dell’orazione del ‘Id deve fare del suo meglio per essere pulito e ordinato. Anche se non esiste motivo che renda obbligatoria una abluzione completa, è fortemente raccomandato il bagno o la doccia, ciò rende più freschi e più accetti.Il significato delle orazioni del ‘Id. ‘Id significa gioia che ricorre, festività. L’orazione dell’Id è molto importante per tutti i Musulmani. Essa ha i meriti delle orazioni quotidiane come spiegato più sopra, gli effetti del raduno settimanale (jumu’ah) e le caratteristiche delle riunioni annue fra Musulmani. Di questi ‘Id ve ne sono due. Il primo è chiamato ‘Id al Fitr (Festa della rottura del digiuno). Cade nel primo, giorno di Shawwal, decimo mese dell’anno islamico, che viene dopo il mese (di Ramadan: mese, quest’ultimo, che è quello in cui fu rivelato il Corano ed è il mese del digiuno. Il secondo ‘Id è chiamato ‘Id al adhà (Festa del sacrificio). Cade nel decimo giorno di Dhu’l-hijjah, ultimo mese dell’anno islamico, nel quale si svolge il rito del Hajj (pellegrinaggio alla Mecca), occasione di estrema devozione. Queste due Feste islamiche sono uniche sotto ogni profilo. Non c’è niente, in nessun’altra religione o sistema Socio-politico, che possa venire assimilato ad esse. Oltre alle loro caratteristiche altamente spirituali ed etiche, esse hanno delle qualità incomparabili.
1). Ogni ‘Id è una perfetta celebrazione di un considerevole successo conseguito dal Musulmano nel servizio di DIO. Il primo ‘Id viene dopo un mese intero di digiuno “assoluto” per tutti i giorni del mese. Il secondo ‘Id segna il. compimento del Hajj(pellegrinaggio) alle Mecca, occasione in cui il Musulmano dimostra magnificamente la sua rinuncia alle attività mondane e ascolta soltanto l’eterna voce di DIO.
2). Ogni ‘Id è un giorno di rendimento di grazie, in cui i Musulmani si riuniscono in atmosfera fraterna e gioiosa per offrire la loro gratitudine a DIO e ringraziarlo per averli aiutati a compiere i loro doveri spirituali prima del ‘Id. Questa forma di rendimento di grazie non si esaurisce nella devozione e nelle espressioni verbali. Essa va molto di là da ciò, fino a manifestarsi nei termini di uno spirito comunitario e generoso. I Musulmani che hanno compiuto il digiuno di Ramadan esprimono il loro ringraziamento a DIO distribuendo elemosine fra i poveri e i bisognosi, nel primo ‘Id. Analogamente, i Musulmani che hanno compiuto il Hajj alla Mecca, al pari di quelli che sono a casa propria, offrono un loro sacrificio immolando delle vittime che saranno distribuite fra i poveri e i bisognosi. La distribuzione delle elemosine e delle offerte costituisce parte importantissima del ‘Id. Questa forma islamica di ringraziamento è una perfetta combinazione di devozione spirituale e di generosa solidarietà, una combinazione che può essere rintracciata solo nell’Islam.
3.) Ogni ‘Id è un Giorno di Ricordo. Anche nei loro tempi più felici i Musulmani celebrano tale Giorno con una sessione comunitaria di culto. Essi adorano DIO e glorificano il Suo Nome per mostrare che non ignorano i Suoi favori. Oltre a ciò, ricordano i defunti e pregano per le loro anime, si ricordano dei bisognosi tendendo loro una mano caritatevole, si ricordano degli afflitti mostrando loro simpatia e comprensione; dei malati, con visite intese a consolarli e con auguri di pronta guarigione; degli assenti, con saluti cordiali e sincera considerazione ecc. In tal modo il significato del Ricordo in tale Giorno trascende tutti i limiti e si applica a tutte le dimensioni dell’esistenza umana.
4). Ogni ‘Id è un Giorno di Vittoria. L’individuo che riesce ad assicurare a se stesso i propri diritti spirituali e la propria crescita spirituale accoglie la Festa con spirito di vittoria. L’individuo che osserva fedelmente i propri doveri, quali essi sono associati al ‘Id, è un trionfatore. Egli dà la prova di detenere un forte comando sui propri desideri, esercita un sano autocontrollo e gusta il sapore della vita disciplinata. Una volta che una persona abbia acquisito tali qualità, essa ha realizzatola sua massima vittoria; perché la persona che sa come controllare se stessa e disciplinare i propri desideri è libera dal peccato e dall’errore, dalla paura e dalla viltà, dal vizio e dall’indecenza, dalla gelosia e dalla cupidigia, dall’umiliazione e da tutte le altre cause di asservimento. Così, allorchè‚ accoglie la Festa, la quale segna il raggiungimento di questa libertà, una tale persona celebra in realtà la propria vittoria e così la Festa diventa un Giorno di Vittoria.
5). Ogni ‘Id è un Giorno di Raccolto. Tutti i buoni operai al servizio di DIO, tutti i credenti pieni di fede colgono in quel giorno i frutti delle loro azioni, perché DIO garantisce la Sua Misericordia e le Sue benedizioni in misura abbondante. La comunità islamica, d’altronde, raccoglie le sottoscrizioni determinate dallo spirito di fratellanza religiosa e di responsabilità comunitaria, in quanto le sottoscrizioni avvengono in forma di amore, simpatia e interesse reciproco. Ogni membro della comunità Musulmana raccoglierà qualche frutto in un modo o nell’altro. DIO elargisce in misura infinita, specialmente a coloro che si interessano sinceramente del bene comune e dei loro fratelli di fede. Quei beneficiari che non possono dare riceveranno, oltre all’enorme premio che DIO garantisce loro, il contributo dei loro fratelli benefattori. Abbienti e non abbienti godranno tutti quanti della provvidenza di DIO in maniera comunitaria, e il Giorno sarà in realtà un buon Giorno di Raccolto.
6. Ogni ‘Id è un Giorno di Perdono. Quando i Musulmani si radunano in tale Giorno, pregano tutti quanti per ottenere perdono e costanza nella fede. E Dio ha assicurato la Sua misericordia e la Sua indulgenza a quanti si avvicinano a Lui con sincerità. In quella riunione, improntata a una spiritualità pura ed elevata, ogni vero Musulmano si sentirebbe pieno di vergogna davanti a DIO se nutrisse inimicizia o cattivi sentimenti nei confronti dei suoi fratelli. Un vero Musulmano sente profondamente l’effetto di questa assemblea fraterna e spirituale e supera i sui cattivi sentimenti, se per caso ne ha nutriti. Di conseguenza, si trova vicino ad altre persone che rispondono allo spirito di quel Giorno e purificano il proprio cuore e la propria anima. Quindi perdona coloro che possono avergli fatto qualche torto; lui stesso implora il perdono di DIO e fa del suo meglio per ottenerlo. Lo spirito di questa assemblea altamente spirituale gli insegna che, se perdona, sarà perdonato. E quando perdona, anche Dio esercita misericordiosamente il perdono; e anche i Musulmani si scambiano abbondantemente il perdono. Ciò contrassegna tale Giorno come un Giorno del Perdono.
7. Ogni ‘Id è Giorno di Pace. Quando il Musulmano mette la pace nel proprio cuore obbedendo a1la Legge di DIO e conducendo una vita disciplinata, ha certamente concluso un inviolabile trattato di pace con DIO. Una volta che uno è in pace con DIO, è in pace anche con se stesso e,quindi, col resto dell’universo. Così, quando celebra un ‘Id nella maniera dovuta, celebra in realtà la conclusione di un trattato di pace fra sè e DIO, e ciò contrassegna lo ‘Id come Giorno di Pace. Questo è appunto il significato del ‘Id islamico: Giorno di Pace e di Ringraziamento, Giorno di Perdono e vittoria morale, Giorno di Buon Raccolto e di risultati considerevoli, Giorno di Ricordo festoso. Un ‘Id islamico è tutto questo e molto di più, perché è un Giorno di ISLAM, un Giorno di Dio.Esecuzione delle Orazioni del ‘Id (Salatu-l-‘Id)1). Così come al venerdì, ogni orante deve recarsi alla riunione del ‘Id nel suo aspetto migliore, più pulito, più ordinato e nella sua più elevata disposizione spirituale. Nella moschea o nel luogo di riunione viene recitata una certa formula prima dell’inizio dell’orazione. Tale formula è detta takbir e si trova al termine di questa sezione.
2). I1 periodo dell’orazione del ‘Id è dopo il sorgere del sole e prima del meriggio. Non è richiesto nè adhan nè ‘iqamah. L’orazione consiste di due unità, in ciascuna delle quali l’imam recita la Fatihah e un altro brano coranico ad alta voce.
3). L’imam dichiara la sua intenzione di guidare l’orazione dicendo “Allahu Akbar” (DIO è il più Grande), Poi ripete tre voltela stessa formula, sollevando le mani all’altezza delle orecchie e lasciandole cadere lungo i fianchi al termine di ogni formula. Pronunciata la formula per la terza volta, colloca la destra sopra la sinistra al di sotto dell’ombelico, come nelle altre orazioni. Gli oranti seguono L’imam in questi movimenti, gesto dopo gesto, facendo e dicendo esattamente le stesse cose.
4). Al termine della prima unità, l’imam si alza in piedi per eseguire la seconda, dicendo “Allahu akbar”. Poi pronuncia tre volte tale formula facendo quello che ha fatto nel corso della prima unità, seguito dall’assemblea in tutto quello che fa.
5). Quando l’orazione è completa di due unità, L’imam tiene un, discorso in due parti, con un breve intervallo nel mezzo. La prima parte inizia can “Allahu akbar”, detto nove volte; la seconda, con la stessa formula pronunciata sette volte.I1 resto del discorso procede lungo le linee dell’esortazione e dell’ammonimento, come i discorsi del venerdì.
6). Nel discorso del primo ‘Id dell’anno, l’imam deve attrarre l’attenzione sull’argomento della Sadaqat al-fitr (“Elemosina della Rottura del Digiuno). Si tratta di un’imposta obbligatoria con la quale ogni Musulmano in grado di sostenerla deve offrire almeno un pasto completo a un povero, oppure versargliene l’importo. Se ha dei dipendenti, deve fare lo stesso per ciascuno dei suoi dipendenti. Per esempio, se provvede a se stesso e a tre dipendenti, deve distribuire ai bisognosi almeno quattro pasti completi o l’equivalente in denaro. Questa elemosina è assai più meritevole di ricompensa ed è di gran lunga preferibile, se viene distribuita di buon’ora, prima delle orazioni, sicchè i poveri possano accogliere il Giorno in spirito di gioia e di festa.
7). Nel discorso del secondo ‘Id, l’imam deve attrarre l’attenzione sul dovere del sacrificio. Nel giorno di ‘Id al-Adhà (Festa del Sacrificio) ogni Musulmano dotato di mezzi deve fare un’offerta a DIO, Un capro o un montone è sufficiente per una famiglia. Un bue basta a sette diverse famiglie E’ preferibile immolare la vittima sacrificale nel giorno del ‘Id dopo le orazioni. I1 sacrificio sarà tuttavia accetto anche se verrà fatto nel secondo o nel terzo giorno. Quanto alle carni degli animali sacrificati, il Sacro Corano impartisce queste istruzioni:
Mangiatene e nutrite il povero e il mendico.., (22, 56).

Sempre in rapporto a ciò, il Sacro Corano afferma che DIO non ne trae nessun interesse, nè Si prende le carmi delle vittime o il loro sangue; è la devozione dei Suoi adoratori che Lo interessa e Lo riguarda. Bisogna rilevare che le orazioni del ‘Id non sono un surrogato dell’orazione mattutina (salat al-fajr) nè possono essere sostituita da alcun’altra orazione.I1 takbir (la formula “Allahu akbar”) che precede le orazioni diogni ‘id e segue le normali orazioni comunitarie eseguite nei tre giorni che vengono dopo il secondo ‘Id, è detto takbir at-tashriq. Esso avviene nel modo seguente: “Allahu akbar (tre volte), la ilaha illa Allah. Allahu akbar (duevolte) wa lillahi ‘l-hamd. ALlahu akhar kabiran wa ‘l-hamdu lillahikathiran wa subhana ‘llahi bukratan wa asilan, La ilaha illa ‘llahuwahdaa, Sadaqa wa ‘dah, wa nasara ‘abdah, wa a’azza jundahuwa hazama ‘l-ahzaba wahdah, La ilaha illa Allahu wa la na’buduilla iyyah, mukhlisina lahu ‘d-dina wa law kariha ‘l-kafirun,Allahumma, salli,ala sayyidina Muḥammad wa ‘ala ali sayyidinaMuhammad wa ‘ala achabi sayyidina Muḥammad wa ‘ala ancari sayyi=dina Muḥammad wa ‘aLa azwaji sayyidina Muḥammad wa ‘ala dhurriyyati sayyidina Muḥammad wa sallim tasliman kathiran. Questo takbir significa:
DIO è il più Grande (tre volte),Non c’è DIO se non 1’Unico Vero DIO.DIO è il più Grande (due volte) e Sua è la lode, DIO è il più Grande, immensamente. Sua è la lode, abbondantemente. Gloria a DIO, giorno e notte. Non c’è DIO se non Iddio, Lui solo. Ha adempiuto alla Sua promessa, ha aiutato il Suo servo. Ha dato ai Suoi soldati una vittoria evidente e ha inflitto una sconfitta decisiva ai nemici coalizzati. Non c’è DIO se non Iddio e noi non adoriamo se non Lui solo, con sincera devozione, anche se ciò ripugna agli infedeli. DIO nostro, benedici nostro signore Muḥammad, la gente di nostro signore Muḥammad, i compagni di nostro signore Muḥammad, gli ausiliari di nostro signore Muḥammad, le spose di nostro signore Muḥammad, i discendenti di nostro signore Muḥammad e dà loro salute abbondante e pace.Abbreviazione dell’orazione1). Quando una persona viaggia con l’intenzione di allontanarsi da casa di quarantotto miglia o più, deve ridurre a due unità le orazioni obbligatorie che constano di quattro unità. Questa abbreviazione si applica all’orazione del mezzogiorno (zuhr), del pomeriggio (‘asr) e della notte (‘isha’). Le orazioni del mattino (fajr)e del tramonto (maghrib) restano immutate.
2). Questo vantaggio è valido anche dopo che il viaggiatore è giunto a destinazione, qualora non intenda prolungare la sua permanenza per quindici giorni o più. Diversamente, deve eseguire le orazioni riducibili secondo il numero di unità completo e originario.
3). Finche viaggia in tali condizioni, è esente da tutte le orazioni supererogatorie (sunnah), tranne le due unità di sunnah del primo mattino (fajr) e il witr che segue alle orazioni della notte (‘isha). Periodi in cui L’orazione è proibitaAl Musulmano è proibito eseguire orazioni, obbligatorie o supererogatorie
1. nel momento In cui il sole sta sorgendo;
2. nel momento in cui il sole è allo zenith;
3, nel momento in cui il so1e tramonta;
4. nel periodo delle mestruazioni e in quello del puerperio;
5. nei periodi in cui si trova in stato di impurità, parziale o completa.Recupero delle orazioni non eseguite al tempo giusto1). Di norma ogni Musulmano, maschio o femmina, deve eseguire le orazioni al tempo giusto. I1 non farlo costituisce una colpa soggetta a castigo, a meno che non vi sia una scusa ragionevole per rimandare l’orazione.
2). A eccezione delle donne puerpere o mestruate e di chiunque rimanga privo di sensi per qualche tempo, ogni Musulmano deve recuperare le orazioni obbligatorie non eseguite al momento prescritto.
3). Allorchè si recuperano le orazioni non eseguite in tempo, bisogna eseguirle nella forma originaria; ad esempio, se si trattava di orazioni abbreviate, bisogna eseguirle in tale forma e viceversa.
4). L’ordine esistente fra le orazioni non eseguite in tempo e fra esse e quelle attuali deve essere rispettato; vale a dire, la prima che doveva essere eseguita viene eseguita per prima, a meno che le orazioni non eseguite al momento giusto non siano troppo numerose per potersene ricordare con esattezza qualora il tempo a disposizione non sia sufficiente per eseguire le orazioni rimandate e quelle attuali. In tal caso, l’orazione attuale viene per prima e quelle perdute possono essere eseguite più tardi. Comunque, il Musulmano deve essere consapevole al massimo grado e fare in modo che non vi siano orazioni tralasciate.Le orazioni del tarawihQueste orazioni sono una speciale caratteristica del mese di Ramadan. Vengono dopo le orazioni della notte (‘isha’).Consistono di un numero di unità (rak’ah) da venti a otto, che vengono offerte a due a due con un breve intervallo dopo ogni coppia di unità. E’ di gran lunga preferibile eseguirle comunitariamente e prima del witr, che costituisce l’ultima parte dell’orazione notturna.Invalidazione dell’orazioneUn’orazione viene invalidata e annullata da qualunque atto fra quelli seguenti:
1. Anticipare l’imam in un gesto o movimento dell’orazione.
2. Mangiare o bere nel corso dell’orazione.
3. Parlare o dire qualcosa al di fuori del testo prescritto per l’orazione.
4. Cambiare posizione discostandosi dalla direzione della Mecca.
5. Fare un gesto o un movimento estraneo ai gesti e ai movimenti dell’orazione.
6. Fare qualcosa che annulli L’abluzione (emissione di urina, feci, gas intestinali, sangue ecc.),
7. Non osservare uno dei gesti essenziali dell’orazione, come lo stare in posizione eretta, recitare il Corano, stare in posizione di ruku’, sujud ecc.
8. Avere il corpo scoperto fra l’ombelico e le ginocchia durante l’orazione (nel caso dei maschi) o una parte del corpo che non siano le mani, il volto e i piedi (nel caso delle donne).Un’orazione invalidata deve essere rifatta in maniera adeguata.Le orazioni funerarie (Salat al-janaza)1. L’orazione a DIO per il Musulmano defunto è un dovere che incombe sulla comunità nel suo insieme (fard kifaya).Ciò significa che alcuni Musulmani devono eseguire questa orazione: è sufficiente che essa sia eseguita da alcuni dei Musulmani presenti alla circostanza, perché gli altri Musulmani siano esentati da tale responsabilità.
2. Quando un Musulmano muore, tutto il suo corpo, a cominciare dalle parti sottoposte ad abluzione (wudu), deve essere lavato due o tre volte con sapone e con qualche altro detergente o disinfettante e purificato da tutte le impurità visibili. Quando il corpo è stato completamente pulito, lo si avvolge con uno o più lenzuola di cotone che ne ricoprano tutte le parti.
3. I1 cadavere viene poi collocato in una bara e trasportato al luogo dell’orazione: una moschea o un altro luogo pulito.I1 cadavere viene disposto in maniera che abbia il viso rivolto verso la Mecca.
4. Tutti coloro che partecipano all’orazione devono compiere un’abluzione, a meno che non si trovino già in stato di purezza rituale. L’Imam sta in piedi vicino al cadavere, col viso in direzione della Mecca, mentre gli altri stanno dietro di lui disposti in file ordinate.
5. L’Imam alza le mani fino alle orecchie e dichiara a bassa voce la propria intenzione di pregare DIO per quel particolare defunto, poi dice “Allahu akbar”(Iddio è il più Grande). Gli oranti seguono la guida dell’Imam e, dietro di lui, mettono la loro destra sulla sinistra, sopra l’ombelico, come nella altre orazioni.
6. Poi l’Imam recita a bassa voce quello che viene ordinariamente recitato nelle altre orazioni, ossia la “Thana” e la Fatiha, soltanto.
7. A questo punto egli dice “Allahu akbar” senza sollevare le mani e recita la seconda parte del Tashahhud (da “Allahumma salli ‘ala Muḥammad” fino alla fine).
8. Quindi pronuncia il terzo takbir (“Allahu akbar”) senza sollevare le mani ed eleva la propria supplica (Du’a’) con le parole più opportune, di preferenza queste:

Allahumma-ghfir li hayyina wa mayyitina, wa shahidina wa gha’ibina wa dhakarina wa unthana wa saghirina wa kabirina.

Allahumma man ahyaytahu minna fa-ahihi ‘ala ‘l-Islami wa man tawaffaytahu minna fatawaffahu ‘ala ‘l-Islam. Allahumma la tahrimna ajrahu wa la taftinna ba’dah.”

O DIO, assicura il perdono ai nostri vivi e ai nostri morti, maschi e femmine: a quelli che sono presenti e a quelli che sono assenti, al giovani e agli anziani. “O DIO, quello di noi ai quale assicuri la vita, aiutalo a vivere nell’Islam; quello di noi al quale decreti la morte, aiutalo a morire nell’Islam. “O DIO, non privarci del premio della pazienza mostrata per 1a sua morte e non indurci in tentazione dietro di lui”.

9. Si ha poi un quarto takbir (“Allahu akbar”), pronunciato senza alzare le mani e seguito da un augurio di pace finale, a destra e a sinistra come nelle altre orazioni. Bisogna ricordare che gli oranti schierati nei ranghi seguono la guida dell’Imam passo per passo e recitano ciascuno per conto proprio, a voce bassa, le medesime formule.

10. Quando l’orazione è terminata, il cadavere viene calato nella fossa, col volto nella direzione della Mecca. Mentre il cadavere viene calato giù, si dicono queste parole:

Bismillahi wa billahi wa ‘ala millati rasuli Llahi, salla Llahu ‘alayhi wa sallam.”

Nel Nome di DIO e con DIO e secondo la Sunna (“consuetudine tradizionale”) del Messaggero di DIO, sul quale siano le benedizioni e la pace di DIO”.

Oltre a questa, si possono recitare altre preghiere adatte alla circostanza. Se il defunto è un ragazzo che non abbia raggiunto l’età della pubertà, la preghiera è la stessa, salvo che dopo il terzo takbir e in luogo della lunga supplicagli oranti recitano queste parole:

“Allahumma ‘j’alhu lana faratan wa-j’alhu lana dhukhranwa-j’alhu lana shafi’an wa mushaffa’a.”

O DIO, fa di lui (o di lei) il nostro precursore e fanne un premio e un tesoro per noi; fanne un patrocinatore per noi e accetta la sua intercessione”

L’orazione funeraria viene eseguita tutta quanta nella posizione eretta. Quando passa un corteo funebre, di un Musulmano o di chiunque altro, ogni Musulmano deve stare in piedi, in segno di rispetto per il morto. L’uomo lava l’uomo e la donna 1a donna. Una donna può lavare suo marito; un uomo o una donna può lavare i bambini. Durante il bagno, le mani di colui che lava il cadavere debbono essere coperte da un paio di guanti o da un tessuto; le parti private del morto devono essere lavate senza essere viste. La tomba deve essere scavata e contrassegnata in maniera semplice. I1 cadavere deve essere coperto con tessuto di cotone bianco di fattura ordinaria. Ogni stravaganza nell’approntamento del sepolcro o nella vestizione del cadavere con abiti raffinati non è islamica. Si tratta invece di inutile vanità, di uno spreco di beni che potrebbero essere usati in molte maniere più utili. La consuetudine di alcuni Musulmani nordamericani di offrire un banchetto abbondante e costosa in occasione del funerale di un defunto è anch’essa non islamica; è un irresponsabile dispendio di denaro e di energie che potrebbero essere di grandissimo vantaggio qualora impiegati diversamente.Considerazioni generali sull’orazioneCome è già stato rilevato, la mente del musulmano deve essere sempre occupata del ricordo di DIO; la sua lingua deve essere impegnata nel proclamarne la lode e la gloria. Oltre alle forme di orazione suddette, vi sono molte altre occasioni in cui l’orazione è caldamente raccomandata dal Profeta Muḥammad. Tali occasioni sono le seguenti:
1. In caso di pioggia eccessiva;
2. in caso di siccità e di scarsità di pioggia;
3. in caso di eclissi di sole.
In occasioni di questo genere il Musulmano è consigliato di eseguire tutte lo unità di orazione che vuole, fin quando vuole. Vi sono altre circostanze, nelle quali il Musulmano pronuncia certe formule, senza fare ricorso ai modi prescritti delle orazioni ordinarie. In tali formule egli esprime gratitudine a DIO e apprezzamento dei Suoi favori, speranza in Lui e fiducia nel Suo aiuto, ricordo di Lui e implorazione della Sua Misericordia. Nel novero di tali circostanze rientrano le seguenti:
1. I1 momento della nascita;
2. Il momento del matrimonio;
3. IL momento in cui ci si corica e quello in cui ci si alza dal letto;
4. Il momento in cui si esce di casa e quello in cui si rientra;
5. Il momento in cui si entra in bagno e quello in cui si esce;
6. Il momento in cui si inizia un viaggio o si entra in una città;
7. Il tempo in cui si cavalca o si guida l’auto;
8. Il momento in cui ci si imbarca;
9. Il momento della depressione;
10. davanti a un vetro che rispecchia l’immagine o dinanzi a uno specchio;
11. dopo il bagno o l’abluzione;
12. quando si ricevono le primizie del raccolto;
13. quando si visita una tomba.In ciascuna di queste circostanze il Musulmano è consigliato di rammentarsi di DIO con formule adeguate e opportune, esprimendo i propri sentimenti e la propria riconoscenza. Vi sono determinate preghiere per tali occasioni, ma uno può usare quello che conosce, purché con esse ci si ricordi di DIO e Lo si lodi. Diamo qui sotto alcuni esempi specifici, che possono essere usati come modelli:1. Prima di mangiare o di bere si dice:
Bismillahi wa ‘ala barakati Llah”
Nel Nome di DIO e con la benedizione di Dio” E’ pure buona consuetudine il recitare la Fatiha prima dei pasti.
2. Quando si termina il pasto si dice:
Al hamdu lillahi alladhi at’amana wa saqanawa ja’alana muslimin”
La lode è di DIO, Che ci ha dato da mangiare e da bere e ci ha fatto musulmani”.
3. Quando si fa visita a un malato, si dice:
Adhhibi ‘l-ba’sa Rabb an-nas wa shfi anta ‘sh-shafi; la shifa’a illa shifa’uka shifa’an la yughadiru saqama”
Manda via la malattia, o Signore del genere umano! E riporta la salute, chè Tu sei il Sanatore; non c’è guarigione se non quella che Tu dài; garantisci quellasalute che non lascia malattia”.  E’ il momento di recitare il Fatiha, il Tashahhud e qualche breve passo del Qur’an.
1. La Fatiha (Il Prologo, ovvero Al-hamdBismi Llahi r-Rahmani r-RahimAl hamdu li Llahi Rabbi l-‘alaminAr Rahmani r-Rahim Maliki yawmi d-din. Iyyaka na’budu wa Iyyaka nasta’in Ihdina c-cirata l-mustaqim cirata lladhina an’amta ‘alayhim, ghayri l-maghdubi ‘alayhim wa la d-dallin. Amin.
Questo testo può essere interpretato nel modo seguente:
“Ne1 Nome di Dio, il sommamente Misericordioso, 1’assolutamente Misericorde. Sia lode a DIO, il Padrone e Reggitore dei mondi, il sommamente Compassionevole, l’assolutamente Misericorde, Sovrano del Giorno del Giudizio. Te solo adoriamo; di Te solo imploriamo l’aiuto. Mostraci la Via diritta, la via di coloro sui quali hai riversato la Tua grazia, coloro che non sono oggetto di ira e non vanno errando. Amen.”
2. Il Tashahhud.
a) la Prima parte: At-tahiyyatu lillahi wa c-calawatu wa t-tayyibat.
As-salamu ‘alayka ayyuha n-nabiyyu wa rahmatu Llahi wa barakatuhu,
As-salamu ‘alayna wa ‘ala ‘ibadi Llahi c-calihin.
Ashhadu an 1a ilaha illa lahu wahdahu la sharika lahu wa ashhaduanna Muhammadan ‘abduhu wa rasuluh.
Interpretazione:
“Ogni omaggio, ogni adorazione, ogni santificazione spetta a DIO.
La pace sia su di te, O Profeta, e la misericordia di DIO e le Sue benedizioni.
Pace sia su noi tutti e sui pii servi di Dio.
Dichiaro che non c’è DIO se non DIO solo e dichiaro che Muḥammad è Suo servo e Suo Messaggero.
(Questa parte viene recitata dopo la seconda unità in ogni orazione che consista di tre o quattro unità; poi l’orante si leva inposizione eretta per la terza unità).
b) La seconda parte
Allahumma salli ‘aLa sayyidina Muḥammad wa ‘ala ali sayyidina Muḥammad, kama scallayta ‘a1a sayyidina Ibrahima wa ‘ala ali sayyidina Ibrahim. Wa barik ‘ala sayyidina Muḥammad wa ‘ala ali sayyidina Muḥammad, kama barakta ‘a1a sayyidina Ibrahim wa ‘ala ali sayyidina Ibrahim fi l-‘alamina innaka hamidun majid.
Interpretazione:
“O DIO! Esalta il nastro signore Muḥammad e la gente del nostro signore Muḥammad come esaltasti il nostro signore Abramo e la gente del nostro signore Abramo. E benedici il nostro signore Muḥammad e la gente del nostro signore Muḥammad come benedicesti il nostro signore Abramo e la gente del nostro signore Abramo; in verità Tu sei degno di lode e glorioso”.(Le due parti del Tashahhud vengono recitate nell’unità conclusiva di ogni orazione; quando la seconda parte è seguita dall’augurio di pace, l’orazione è completa. Nell’orazione funebre, dopo il terzo takbir si recita solo la seconda parte del Tashahhud).
3. Brevi passi del Qur’an
a)Bismi Llahi r-Rahmani r-Rahim Qul: Huwa L1ahu AhadAllahu sc-Camad.Lam yalid wa lam yulad wa lam yakun lahu kufuwan ahad.
Interpretazione:
Nel Nome di DIO, il sommamente Compassionevole, l’assolutamente Misericordioso. Di’: Lui è Iddio, il Solo ed Uno; DIO, l’Assoluto in eterno, Non genera e non è generato e non c’è nessuno simile a Lui, (Qur’an, 112)
b)Bismi Llahi r-Rahmani r-Rahim Wa l-ascr, Inna l-insana lafi khusr illa lladhina amanu wa ‘amilu c-calihati wa tawacaw bi l-haqqiwa tawacaw bi sc-cabr,
Interpretazione: Nel Nome di DIO, il sommamente Compassionevole, l’assolutamente Misericordioso. per (il segno del) tempo (attraverso le età):in verità l’essere umano è in perdita, tranne coloro che hanno fede, compiono azioni giuste, si uniscono in reciproci insegnamenti di verità e di pazienza costante.(Qur’an, 103)Un breve passo come quelli sopra riportati viene recitato dopo la Fatiha in ciascuna delle prime due unità. Nella terza e nella quarta unità non è richiesta, oltre la Fatiha, nessun’altra recitazione. Nel Qur’an vi sono molti passi brevi e facili. Ogni Musulmano deve compiere qualche sforzo per imparare a memoria quanti gliene riesce possibile. Inoltre deve leggere e studiare le istruzioni dei Qur’an. La lettura del Qur’an è di per sè un’elevata forma di culto e una benefica forma ai devozione.

Il digiuno (sawm)

Un’altra caratteristica dell’Islam, caratteristica spirituale ed etica unica, è l’istituzione del Digiuno. Definito alla lettera, il digiuno significa l’astensione completa da cibi, bevande, rapporti intimi e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell’alba fino al tramonto, per l’intero mese di Ramadan, nono mese dell’anno islamico. Ma, se restringessimo i1 significato del Digiuno islamico a questo senso letterale, commetteremmo un triste errore. Quando 1’IsLam introdusse questa impareggiabile prescrizione, esso piantò un albero in crescita perenne, un albero di infinita virtù e dai frutti difficilmente apprezzabili in tutto il loro valore. Ecco una spiegazione del significato spirituale del Digiuno islamico:
1. Esso insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché, allorchè osserva il digiuno, lo fa per profondo amore di DIO. E l’uomo che ama DIO d’amore sincero è un uomo che sa davvero che cosa sia l’amore.
2. Esso dà all’uomo un creativo senso di Speranza e una considerazione serena della vita, perché, allorchè digiuna, egli spera di compiacere DIO e cerca la Sua Grazia.
3. Esso instilla nell’uomo una genuina virtù di devozione efficace, onesta consacrazione e vicinanza a DIO, perché, quando digiuna, l’uomo lo fa per DIO e per la Sua Causa, non per altro.
4. Esso coltiva nell’uomo una coscienza integra e vigile, perché la persona che digiuna osserva il digiuno sia in privato sia in pubblico. Nel digiuno, in particolare, non c’è autorità umana che possa controllare il comportamento dell’uomo o lo costringa a osservare tale pratica. L’uomo osserva il digiuno per compiacere DIO e soddisfare la propria coscienza mantenendosi fedele a DIO in privato e in pubblico. Non esiste modo migliore per coltivare nell’uomo una coscienza integra.
5. Esso istruisce l’uomo nella pazienza e nel trascendimento di sè; infatti, quando digiuna, l’uomo avverte il dolore della privazione, ma lo sopporta pazientemente. Tale privazione, in realtà, è salo temporanea, ma non c’è dubbio che l’esperienza fa comprendere al digiunante quali siano gli effetti provocati negli altri uomini da quelle medesime privazioni, allorchè si tratta di privazioni che riguardano beni essenziali e durano giorni o settimane o addirittura mesi. I1 significato di tale esperienza, sotto il profilo umano e comunitario, è che il digiunante sarà molto più sollecito di chiunque altro nel provare solidarietà per i suoi simili e rispondere alle loro necessità. E questa è un’eloquente espressione di abnegazione e di genuina solidarietà.
6. E’ un’efficace lezione di moderazione e di volontà. La persona che osserva dovutamente il digiuno è certamente un essere che può disciplinare i propri desideri irrazionali e mettere il proprio sè al di sopra delle tentazioni fisiche. Un uomo siffatto è uomo di personalità e di carattere, uomo di volontà e determinazione.
7. Dà all’uomo un’anima traslucida, con la quale può attingere il trascendente; gli dà una, mente luminosa, con la quale può pensare; gli dà un corpo agile, col quale può muoversi e agire. Tutto ciò costituisce il risultato immancabile del mantenere leggero lo stomaco. Le istruzioni mediche, le norme biologiche e l’esperienza intellettuale attestano questo fatto.
8. Mostra all’uomo un nuovo modo per essere saggiamente parsimonioso e per amministrarsi in maniera corretta; infatti, quando mangia meno cibo e consuma meno carne, spende meno denaro e compie sforzi minori. La spiritualità si riverbera anche in questo modo sull’economia e sul bilancio familiare.
9. Rende l’uomo capace di padroneggiare l’arte di un maturo adattamento. Possiamo facilmente comprendere questo punto una volta che ci siamo resi conto di come il Digiuno faccia cambiare all’uomo tutto il corso della sua vita quotidiana. Allorchè egli opera questo mutamento, si adatta naturalmente a un nuovo sistema e si muove per soddisfare le nuove norme. Ciò, alla lunga, sviluppa in lui un saggio senso di adattabilità e una capacità di superare le imprevedibili difficoltà della vita. Un uomo che attribuisca valore all’adattabilità costruttiva e al coraggio apprezzerà prontamente gli effetti del Digiuna sotto questo riguardo.
10. Radica l’uomo nella disciplina e nell’igiene. Quando una persona osserva il corso regolare del Digiuno in tutti i giorni del Mese Sacro e in tutti i Mesi Sacri degli anni che si avvicendano, essa si integra sicuramente in un’elevata forma di disciplina e assume un grandioso senso del1’ordine. Similmente, allorchè alleggerisce lo stomaco e rilassa i1 sistema digerente, mette al sicuro il proprio corpo, per non dir dell’anima, contro tutti i danni risultanti dal sovraccarico dello stomaco. In questo modo, può esser certo che il suo corpo sarà esente dal disordine e che la sua anima continuerà a splendere pura e serena.
11. Fa sorgere nell’uomo un autentico spirito di appartenenza comunitaria, di unità e fratellanza, di solidarietà umana dinanzi a DIO e dinanzi alla Sua Legge. Un tale spirito è il risultato naturale del fatto che, quando l’uomo digiuna, si rende canto di far parte di tutta quanta la comunità musulmana, la quale osserva il medesimo dovere nella stesso tempo e per gli stessi motivi. Nessun sociologo potrà dire che in un qualunque periodo storico vi sia mai stato qualcosa di simile a questa magnifica istituzione dell’Islam. Gli uomini hanno reclamato, in tutte le epoche, l’unità, la fratellanza, la giustizia, la dignità, ma come è stata priva di eco la loro voce e come è stato misero il risultato da loro conseguito! Com’è che possono attingere la loro meta, senza la luminosa guida dell’Islam?
12. E’ una prescrizione divina intesa a dare all’uomo sicurezza e autocontrollo, a garantire la dignità e la libertà umana, a dare la vittoria e la pace. Questi risultati non mancano mai di manifestarsi come realtà vivente nel cuore della persona che sa come osservare il Digiuno. Quando digiuna nella maniera adeguata, egli esercita un completo comando sulle proprie passioni, disciplina i suoi desideri e resiste a tutte le cattive tentazioni. Si viene così a trovare in una posizione che gli garantisce la sicurezza, ristabilisce la sua dignità e integrità e lo libera dalla schiavitù del vizio. Una volta conseguito tutto ciò, egli ha instaurato la pace interiore, che è la fonte della pace permanente con DIO e, di conseguenza, con tutto quanto l’universo. Ora, qualcuno potrebbe esser tentato di sollevare questa obiezione: se le cose stanno così per quanto concerne l’istituzione islamica del digiuno e se questo è, sotto tale rispetto, il quadro dell’Islam, perché i Musulmani non vivono nell’utopia? A una tale obiezione possiamo solo replicare dicendo che i Musulmani hanno vissuto nell’utopia, e felicemente, in un certo periodo della loro storia. La realizzazione di quell’utopia fu un fenomeno unico nella storia umana. Diciamo unico, perché nessuna religione o sistema sociale, se non1’Islam, è mai stato in grado di tradurre i propri ideali in realtà effettiva. L’utopia di altre religioni e sistemi sociali è sempre rimasta nel campo delle teorie o delle pie intenzioni e dei sogni: a volte chiari, a volte confusi, a volte vicini, il più delle volte remoti. Ma l’utopia dell’Islam è stata realizzata e messa in pratica in grado completo. In senso umano e pratico ciò significa che l’utopia dell’Islam può essere nuovamente realizzata su questa terra e che essa si basa su fondamenta solide e su principi reali. La ragione per cui l’utopia islamica non viene realizzata ai nostri giorni è molteplice e facilmente spiegabile. Ma, per limitare la nostra discussione all’istituto del Digiuno, dobbiamo dire che molti Musulmani, per loro sventura, non osservano il digiuno o, nel migliore dei casi, adottano un atteggiamento di indifferenza. D’altronde, la maggior parte di coloro che lo praticano non si rendono conto del suo vero significato, per cui ne traggono un beneficio minimo o addirittura nessun beneficio. E’ per questo che i Musulmani di oggi nel complesso non godono dei veri vantaggi del Digiuno. Inoltre, qualcun altro potrà dire che quanto affermiamo circa il Digiuno Islamico è anche vero per altri tipi di digiuno, come la Pasqua giudaica, la Quaresima cristiana, il digiuno gandhiano ecc. perché allora i Musulmani fanno queste affermazioni arbitrarie a proposito del loro genere di Digiuno? A una tale persona e a tutte quelle del suo genere noi dirigiamo il nostro appello. E’ contro i nostri principi religiosi e la nostra morale di Musulmani diffamare alcun profeta di DIO, respingere una, formulazione della verità o tacciare di falsità una religione d’origine divina. Altri si ritengono liberi di commettere queste ingiurie irresponsabili, ma noi Musulmani no; noi infatti, sappiamo che, allorchè scendiamo ai livelli infimi della morale, o piuttosto dell’immoralità, siamo virtualmente fuori dai ranghi dell’Islam. Noi sappiamo pure che l’istituzione del Digiuno è antica quanto la storia e che esso venne prescritto da DIO agli uomini prima dell’Islam, così come è stato da lui prescritto ai Musulmani. Ma noi non sappiamo se non pensiamo che siano in molti a saperlo- la forma esatta e le precise modalità in cui DIO prescrisse gli altri tipi di Digiuno. Noi comunque possiamo, per la causa della verità e di un illuminato desiderio di sapere, sostanziare le nostre affermazioni confrontando questa istituzione dell’Islam con gli altri tipi di digiuno.I1 digiuno nella prospettiva comparatistica1. In altre religioni e dogmi, in altre filosofie e dottrine, colui che osserva il digiuno si astiene da certi generi di cibo o di bevanda o di sostanze materiali, ma è libero di rimpiazzare ciò da cui si astiene riempiendosi lo stomaco con l’alimento sostitutivo, anch’esso di natura materiale. Nell’Islam ci si astiene dalle cose materiali (cibo, bevanda, fumo, ecc,) allo scopo di avere gioie spirituali e nutrimento spirituale. Il Musulmano vuota il proprio stomaco di ogni cosa materiale per riempirsi l’anima di pace e di benedizioni, per riempirsi il cuore di amore e misericordia, per riempirsi lo spirito di pietà e di fede, per riempirsi la mente di saggezza e determinazione.
2. Lo scopo del digiuno nelle altre religioni e filosofie è inevitabilmente parziale. Esso o ha obiettivi spirituali o scopi fisici o intellettuali; tutto ciò non si trova mai combinato insieme. Nell’Islam invece esso è inteso a conseguire tutti questi vantaggi e molti altri fini, sociali ed economici, morali e umani, privati e comunitari, personali e pubblici, interiori ed esteriori, 1ocali e nazionali, il tutto armonizzato come si è detto più sopra.
3. I1 digiuno non islamico non richiede più che un’astinenza parziale da certe cose materiali. Ma il tipo islamico di digiuno è accompagnato da devozione e culto, da carità e studio del Qur’an, da solidarismo e affabilità, da autodisciplina e risveglio della coscienza. Così il Musulmano che digiuna si sente un’altra persona. Egli è puro e luminoso internamente ed esternamente e la sua anima è così traslucida che egli si sente vicino alla perfezione, perché e vicina a DIO.
4. Sulla base delle nostre conoscenze e della nostra esperienza quotidiana, possiamo dire che altre filosofie morali e altre religioni insegnano all’uomo che egli non può realizzare i suoi obiettivi etici o entrare nel Regno di DIO se non sradica da se l’amore per il mondo. Di conseguenza, diventa necessario per un tale individuo ripudiare i propri interessi mondani, trascurare le sue responsabilità umane e ricorrere a qualche sorta di mortificazione o di severo ascetismo, di cui il digiuno è un elemento essenziale. Un digiuno di questo genere con persone di questo tipo può essere adoperato, ed è stato adoperato, come un pretesto per nascondere l’umiliante diserzione dal corso normale della vita. I1 Digiuno islamico invece non è un divorzio dalla vita, ma un felice matrimonio con essa; non è una diserzione, ma un attacco compiuto con armi spirituali; non è una trascuranza, ma un arricchimento morale. Il Digiuno islamico non separala religione dalla vita di ogni giorno nè separa l’anima dal corpo. Non causa rottura, ma procura armonia. Non dissolve, ma trasfonde. Non disintegra, ma getta ponti e opera redenzione.
5. Anche la tabella del Digiuno Islamico è un fenomeno che colpisce. In altri casi il periodo del digiuno viene fissato in una certa parte dell’anno in maniera inflessibile. Nel1′ Islam invece il periodo del digiuno arriva col mese di Ramadan, nono mese dell’anno. Il calendario islamico è lunare e i mesi sono determinati dalle varie Lunazioni. Ciò significa che nel periodo di un limitato numero d’anni il Digiuno islamico copre l’intero ciclo delle quattro stagioni, andando e riandando dall’estate all’inverno attraverso 1a primavera e l’autunno, in maniera rotatoria. La natura del calendario Islamico è tale che il mese di Ramadan cade ad esempio in un anno in gennaio e l’anno successivo in dicembre. Sotto il profilo spirituale ciò significa che il Musulmano gode dell’esperienza morale del Digiuno a vari livelli e ne assapora i profumi spirituali nelle varie stagioni di vari climi, a volte nei giorni brevi e freddi dell’inverno a volte nei giorni lunghi e caldi dell’estate, a volte in un periodo intermedio. Ma questa varietà di esperienza resta, ogni volta, un tratto impressionante della vitalità di tale istituzione islamica. Essa è pure una notevole espressione della prontezza, del dinamismo, dell’adattabilità del credente musulmano. Questa è certamente una componente sana e considerevole della dottrina dell’Islam.Il periodo del DigiunoE’ già stato detto che il periodo del Digiuno obbligatorio è il mese di Ramadan. IL periodo quotidiano di osservanza del Digiuno inizia prima del sorgere dell’alba e termina immediatamente dopo il tramonto. Normalmente esistono accurati calendari che indicano l’ora esatta, ma in assenza di tali agevolazioni è possibile consultare l’orologio e la posizione del sole, oltre ai giornali locali, gli osservatori astronomici ecc. Il Digiuno di Ramadan è obbligatorio per ogni Musulmano responsabile e in grado di affrontarlo (mukallaf). Vi sono poi altri momenti nei quali esso è fortemente raccomandato, secondo le tradizioni del Profeta Muḥammad. Nel novero ditali circostanze rientrano il lunedì e il giovedì di ogni settimana, pochi giorni di ogni mese nei due mesi che precedono l’arrivo di Ramadan, ossia Rajab e Sha’ban, i sei giorni che vengono dopo ‘Id el Fitr, dopo Ramadan. Inoltre, è sempre meritorio digiunare, in qualsivoglia giorno di qualunque mese dell’anno, tranne i giorni di ‘Id e i Venerdì, quando nessun Musulmano deve digiunare. Comunque, possiamo ribadire che il solo digiuno obbligatorio è quello di Ramadan, che può durare 29 o30 giorni, a seconda della lunazione. Questo è un pilastro dell’Islam e il non osservarlo senza una giustificazione valida costituisce un peccato severamente punito. Sapendo che cosa il digiuno possa fare per l’uomo, DIO ha prescritto un digiuno di tre giorni a chiunque infranga un giuramento. Analogamente, se uno dichiara che sua moglie gli è interdetta cosi come, lo è sua madre (vecchia usanza preislamica),deve pagare per la sua leggerezza e irresponsabilità. Per espiare questo peccato, dovrà osservare il digiuno per due mesi consecutivi (Qur’an, 2, 183-185; 5, 92; 58, 1-4) (7).
(7) E’ interessante notare che l’espiazione per aver infranto un giuramento onesto consiste nel nutrire o vestire dieci poveri. Se ciò non è possibile, il trasgressore deve emancipare uno schiavo o riscattarne 1a libertà. Se anche questo non è possibile, si ricorre allora al digiuno di tre giorni (Qur’an, 5, 92). Nel caso dell’uso irriflesso della dichiarazione suddetta, odioso costume preislamico, il primo obbligo del trasgressore è di emancipare uno schiavo o riscattarlo. Se non può permetterselo, dovrà digiunare per due mesi consecutivi prima di avere rapporti con la moglie. Se non può digiunare, deve nutrire sessanta poveri o distribuire sessanta pasti fra i poveri. Vi sono altre occasioni in cui è richiesto o raccomandato il digiuno, quale sostitutivo di prescrizioni non adempibili (Qur’an, 58, 1-4, cfr, 2, 196).Chi deve digiunare? I1 digiuno di Ramadan è obbligatorio per ogni Musulmano, maschio o femmina, che abbia queste qualificazioni:
1. sia mentalmente e fisicamente adatto, il che significa essere sano e capace;
2. abbia l’età necessaria, l’età della pubertà e del discernimento, la quale si aggira normalmente intorno ai quattordici anni. I bambini al di sotto di questa età debbono essere incoraggiati a seguire questa buona pratica a livelli facili, cosicchè, quando raggiungano l’età della pubertà, siano mentalmente e fisicamente preparati a osservare il Digiuno;
3. si trovi nella propria residenza abituale,nella propria città, villaggio, ditta ecc. Ciò significa non trovarsi in viaggio su un percorso di Cinquanta miglia o più;4. sia onestamente sicuro che il Digiuno non può causargli alcun danno, fisico o mentale, a parte le normali reazioni di sete, fame ecc.,Esenzione dal digiunoLe suddette qualificazioni escludono le categorie seguenti:
1. I bambini al di sotto dell’età della pubertà e del discernimento;
2. I malati di mente, irresponsabili delle loro azioni. Gl’individui appartenenti a queste due categorie sono esonerati dall’obbligo del digiuno e non è loro prescritto nessun obbligo sostitutivo;
3. Uomini e donne troppo vecchi e deboli per far fronte all’obbligo del digiuno e sopportarne le difficoltà. Queste persone sono esonerate da un tale obbligo, ma debbono quantomeno offrire a un Musulmano bisognoso un pasto completo o il suo corrispettivo in denaro. Questa compensazione mostra che, quando costoro possono digiunare anche per un solo giorno del mese, devono farlo, compensando il resto del mese. Diversamente, saranno responsabili della loro negligenza,
4. I malati il cui stato di salute possa essere gravemente compromesso dall’osservanza del digiuno. Costoro possono rimandare il digiuno, finché sono malati, a una data successiva, e poi recuperarlo giorno per giorno.5. Coloro che viaggiano su un percorso di circa cinquanta miglia o più. In una tale circostanza potranno interrompere il digiuno temporaneamente durante il viaggio e recuperarlo nei giorni successivi, giorno per giorno. Ma è meglio per loro, dice il Qur’an, osservare il digiuno se possono osservarlo senza che ciò sia causa di difficoltà straordinarie.
6. Le donne gravide e quelle che allattano i loro figli possono anch’esse rompere il digiuno, qualora l’osservanza di quest’ultimo metta in pericolo la loro salute o quella del bambino. Devono però recuperare il digiuno in seguito, giorno per giorno.
7. Le donne mestruate (periodo massimo di dieci giorni)e le puerpere (periodo massimo di quaranta giorni). Queste non hanno il permesso di digiunare, anche se possono e vogliono farlo. Devono rimandare il digiuno a quando potranno recuperarlo e recuperarlo giorno per giorno. Bisogna comprendere bene che qui, come in tutte le altre pratiche dell’Islam, deve esserci chiara l’intenzione che l’atto viene intrapreso in obbedienza a DIO, in risposta al Suo ordine e per amore di Lui.I1 digiuno di un giorno di Ramadan è vanificato qualora intenzionalmente si mangi, si beva, si fumi o si abbiano rapporti intimi o comunque si lasci entrare alcunché all’interno del corpo attraverso la bocca. Se ciò viene fatto deliberatamente, senza alcun motivo legittimo, la pena consiste nel digiuno di sessanta giorni consecutivi o, come alternativa, nel dar da mangiare,a sufficienza a sessanta poveri, oltre a osservare un giorno di digiuno in luogo del giorno il cui digiuno è stato vanificato. Quando il digiuno di giorni che non siano quelli di Ramadan viene interrotto per una ragione legittima, come quelle elencate al paragrafo “Esenzioni”, l’individuo deve recuperare il digiuno in seguito, giorno per giorno. Se uno, per errore, fa qualcosa che ordinariamente interromperebbe il digiuno, la sua osservanza non è vanificata e il suo digiuno rimane valido, purché egli cessi di fare quella cosa nel momento stesso in cui si rende conto di che cosa stia facendo. Terminato il digiuno di Ramadan, bisogna distribuire l’elemosina speciale nota come sadaqat al fitr (elemosina della rottura del digiuno).Raccomandazioni generaliIl Profeta Muḥammad raccomanda vivamente di osservare queste pratiche, specialmente durante Ramadan:
1. Fare uno spuntino leggero prima del sorger dell’alba, spuntino noto come suhur;
2. mangiare tre datteri e bere un pò d’acqua subito il tramonto, dicendo questa preghiera: “Allahumma, laka sumna wa ‘alarizqika aftarna”
(0 Dio, per Tua causa abbiamo digiunato e adesso interrompiamo il digiuno col cibo che tu ci hai dato);
3. fare pasti leggeri il più possibile, poiché, come dice il Profeta, la peggior cosa che un uomo possa fare è riempirsi lo stomaco;
4. osservare l’orazione supererogatoria nota come tarawih;
5. far visita ai fratelli e intensificare le pratiche di solidarietà;
6. incrementare lo studio e la recitazione del Qur’an;
7. esercitare al massimo la pazienza e l’umiltà;8. essere straordinariamente cauto nell’usare i sensi, la mente e soprattutto, la lingua; astenersi dalle chiacchiere inutili e dai pettegolezzi ed evitare ogni movimento sospetto.

La decima rituale (zakah)

Un’altra notevolissima istituzione dell’Islam, uno dei “pilastri” di questa religione, è la zakah. Il termine coranico zakah non trova nessun equivalente in nessun’altra lingua, per quanto ci consta. Non è una forma di elemosina o di carità, ne una mera tassa o imposta. Nè si tratta semplicemente di una manifestazione di amabilità: è tutte queste cose combinate insieme ed è molto di più. Non si tratta semplicemente della detrazione di una certa percentuale dalle proprie sostanze, ma di un abbondante arricchimento, di un investimento spirituale . Non è solo un contributo volontario a favore di qualcuno o di una data causa, nè una tassa governativa che un individuo furbo possa evadere o scansare. E’ invece un dovere prescritto da DIO e accettato dai Musulmani nell’interesse della comunità nel suo complesso. La parola coranica zakah non comprende solo i concetti di carità, elemosina, decima, cortesia, tassa ufficiale, contributo volontario ecc., ma unisce tutto ciò ad elementi spirituali ed etici. E’ per questo che non può esservi equivalente del termine zakah, dato il carattere assolutamente originario ed eccezionale del Qur’an, il Libro Divino di Allah.I1 semplice significato letterale di zakah è “purificazione”. L’accezione tecnica della parola designa il valore annuo che un Musulmano che ne abbia la possibilità deve distribuire fra i legittimi beneficiari. Ma il significato religioso e spirituale della zakah è molto più profondo e più vitale. In esso sta il suo valore umano e sociopolitico. Ecco una spiegazione dei vasti effetti della zakah:
1. La zakah purifica la proprietà delle persone fornite dimezzi materiali e la depura della parte che non le appartengono più, parti che devono essere distribuite fra i legittimi beneficiari. Quando la zakah può essere pagata, una certa percentuale della ricchezza deve essere distribuita immediatamente nel modo giusto, poiché il proprietario non ha più la proprietà morale o legittima di quella percentuale. Se egli non lo fa, trattiene con sè qualcosa che non gli appartiene. Questa è corruzione e vera e propria usurpazione da ogni punto di vista, morale e spirituale, legale e commerciale. Significa che la percentuale ingiustamente trattenuta rende impuro e pericoloso tutto quanto il totale posseduto. D’altronde, se i dividendi dei poveri vengono distribuiti fra i legittimi beneficiari, le parti rimanenti saranno pure e giuste. Capitale purificato e giusto possesso sono i requisiti principali di una prosperità durevole e delle transazioni oneste.
2. La zakah non solo purifica la proprietà del contribuente, ma purifica anche il suo cuore dall’egoismo e dall’amore per la ricchezza. Inoltre, purifica il cuore di colui che riceve dall’invidia e dalla gelosia, dal risentimento e dal rancore; pone nel cuore di quest’ultimo benevolenza e simpatia per il contribuente. Ne risulta che tutta quanta la società si purifica e si libera dall’odio di classe e dal sospetto, dai cattivi sentimenti e dalla mancanza di fiducia, dalla corruzione e dalla disintegrazione, da tutti i mali di questo genere.
3. La zakah riduce al minimo le sofferenze dei membri poveri e bisognosi della comunità. Essa è una consolazione che conforta gl’individui meno fortunati; è un forte appello, rivolto a ciascuno, a rimboccarsi le maniche e a migliorare la propria condizione. Per il bisognoso, essa significa che è per natura una misura d’emergenza e che egli non deve dipendere completamente da essa, ma deve fare qualcosa per sè e per gli altri. Per il contribuente, essa costituisce una calorosa esortazione a migliorare la propria condizione, affinché gli sia possibile beneficare maggiormente. Per tutte le parti in causa, essa è, direttamente o indirettamente, un tesoro di investimento spirituale che ricompensa abbondantemente,
4. La zakah è un’ottima forma di assicurazione interna contro i sentimenti egoistici e il dissenso sociale, contro l’intrusione e l’infiltrazione delle ideologie sovversive. E’ uno strumento efficace per coltivare lo spirito di responsabilità sociale del contribuente e il senso di sicurezza e di solidarietà in colui che riceve.
5. La zakah è una vivente manifestazione dell’aspetto spirituale e umano dei rapporti intercorrenti fra individuo e comunità. E’ un’efficace dimostrazione del fatto che, benché 1’Islam non ostacoli l’iniziativa personale nè condanni la proprietà individuale, esso tuttavia non tollera l’egoismo e la grettezza capitalistica. E’ un’espressione della filosofia generale dell’lslam, che adotta una linea moderata e mediata, ma positiva ed efficace, fra persona e comunità, fra cittadino e Stato, al di là dell’alternativa capitalismo-socialismo, al di là dell’opposizione materialismo-spiritualismo.I1 tasso della zakahOgni Musulmano, maschio o fennina, che alla fine dell’anno sia in possesso di circa quindici dollari o più, in contanti o in articoli di commercio, deve versare la zakah al tasso minimodel 2,5%. Nel caso in cui la somma sia in contanti, la cosa è facile. Ma se uno possiede ricchezza in merce o in materiale commerciabile, allora deve valutare la propria ricchezza al termine di ogni anno e versare la zakah al medesimo tasso del 2,5% sul valore totale della ricchezza. Se il suo denaro è investito in immobili come case e industrie che siano fonte di reddito, la zakah va calcolata sul totale netto del reddito, non sul valore totale della proprietà. Se invece costruisce case e edifici per poi venderli, la zakah deve essere calcolata sul valore totale della proprietà. Se uno è creditore e il debitore è solvibile, il creditore deve pagare la zakah anche sulla cifra che gli spetta, perché essa fa parte della sua ricchezza. In ogni caso, bisogna ricordare che si paga la zakah soltanto sul bilancio netto. Le spese personali, le spese familiari, le spese necessarie, il pagamento dei debiti: tutto ciò viene prima, e la zakah viene calcolata sul bilancio netto. Bisogna anche ricordare che il tasso del 2,5% è solo un minimo. In periodo di emergenza o di necessità impellenti, non c’è limite al tasso; più uno dà, meglio è per tutti quanti. La distribuzione della zakah serve tutti gli scopi per cui vengono lanciate numerose campagne di finanziamento. I1 fondo della zakah sostituisce tutte le altre tasse. Fonti degne di fede riportano che vi furono tempi nella storia dell’amministrazione islamica in cui non si trovava nessuno che avesse i requisiti per ricevere la zakah; ogni suddito (musulmano, cristiano o ebreo) del vasto Impero islamico aveva abbastanza per soddisfare i propri bisogni e i governanti dovevano depositare i1 denaro raccolto nella cassa del tesoro Pubblico. Ciò dimostra che quando la legge della zakah è mandata in vigore come si deve, le necessità dei cittadini sono ridotte al minimo e il Tesoro dello Stato si trova talmente arricchito che non ci sono più nè poveri nè bisognosi, mentre sono disponibili enormi quantità di denaro. La grande efficacia di questa misura d’interesse comune deriva dal fatto che essa nasce da un comando divino, da un ordine che viene da DIO stesso. Non si tratta di una faccenda personale o di un contributo volontario; si tratta invece di un obbligo del cui adempimento l’individuo è responsabile direttamente nei confronti di Dio. Siccome la zakah è una legge di DIO che va applicata nell’interesse comune, nessun Musulmano ha il permesso di trascurarla. Quando non viene osservata nella maniera giusta, le legittime autorità dello Stato devono intervenire a vantaggio della comunità per mandare in vigore questa istituzione.I legittimi destinatari della zakahIl Santo Qur’an classifica nel modo seguente i legittimi destinatari della zakah:1. I Musulmani poveri, affinché siano alleviati i loro bisogni;
2. i Musulmani bisognosi, affinché siano loro forniti dei mezzi con cui possano procacciarsi da vivere;
3. i neofiti, affinché siano messi in grado di far fronte alle loro nuove necessità;
4. i prigionieri di guerra musulmani, affinché vengano liberati grazie al pagamento del riscatto;
5. i Musulmani che hanno debiti, affinché siano liberati da una condizione di dipendenza economica;
6. i funzionari musulmani nominati da un ministro musulmano per la raccolta della zakah, in modo che possano pagare le loro spese;
7. i Musulmani al servizio della causa di DIO, nella ricerca, nello studio, nella propagazione dell’Islam, affinché possano coprirsi le spese e possano continuare a svolgere il loro servizio;
8. i viaggiatori musulmani che si trovano in terra straniera e hanno bisogno di aiuto.I1 legittimo destinatario della zakah è uno che non ha nulla con cui far fronte alle proprie necessita o possiede poco denaro (meno di 15 dollari) alla fine dell’anno. Se uno ha circa 15 dollari o più, allora è contribuente, e non destinatario di zakah. Se un destinatario riceve la parte che gli spetta e trova che essa e sufficiente per i suoi bisogni immediati, con un bilancio di circa 15 dollari, non deve accettare più nulla, Dovrà restituire tutto quanto eventualmente gli sarà stato offerto ad altri destinatari. La zakah può essere distribuita direttamente a persone di una o più delle categorie suddette oppure a organismi che si occupino di tali categorie. Può anche essere distribuita sotto specie di borse di studio a studenti e ricercatori MUSULMANI brillanti e promettenti, ovvero come garanzia ad organismi e istituzioni di pubblico servizio che tutelino tali cause. Un Musulmano povero inabile e invalido è preferibile a un altro che invece sia abile e capace di procurarsi qualche guadagno. I1 contribuente deve far uso del proprio giudizio nel modo migliore al fine di trovare i beneficiari più qualificati. Le tasse che paghiamo ai governi attuali non sostituiscono questo dovere religioso; quest’ultimo deve essere considerato un obbligo speciale e pagato separatamente, oltre alle tasse governative. Comunque, i Musulmani del Nordamerica possono trarre vantaggio dalla legislazione fiscale che consente certe deduzioni giustificate dalla beneficenza. Essi devono pagare la loro zakah ai beneficiari qualificati e poi reclamare le quote versate come deduzioni legali.I1 contribuente non deve cercare di far bella figura, adempiendo a questo dovere. Deve compierlo nella maniera più riservata possibile, per non cader preda dell’ipocrisia o della vanità, difetti che annullano tutte le buone opere. Comunque, se la pubblicità data al suo nome o l’annuncio del suo contributo può incoraggiare altri e stimolarli, allora è giusto farlo. La zakah è obbligatoria anche per il bestiame e i prodotti agricoli.I1 tasso da pagare varia qui da caso a caso e dovrebbe essere discusso in maniera minuziosa. Consiglieremo perciò il lettore di consultare le elaborate fonti della legge e della religione.

IL Pellegrinaggio (Hajj)

L’ultimo pilastro, una delle più belle istituzioni dell’Islam è il Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. L’adempimento del Hajj è obbligatorio, almeno una volta nella vita, per ogni Musulmano, maschio o femmina, che ne abbia la capacità mentale, fisica, finanziaria.I1 Musulmano di età responsabile, di buona salute, finanziariamente capace, deve fare il Hajj almeno una volta nella vita. Capacità finanziaria significa che deve possedere abbastanza per coprire le proprie spese e quelle di coloro che dipendono da lui, per pagare i debiti qualora ne abbia, finché non ha completamente eseguito il Hajj. Lo svolgimento dell’Hajj è un’altra peculiare caratteristica del1’Islam. Esso fu ordinato da DIO affinché venissero soddisfatti vari scopi, fra i quali citiamo i seguenti.1. Si tratta del massimo convegno religioso annuo, nel quale i Musulmani si incontrano per conoscersi reciprocamente, per studiare i loro problemi comuni e promuovere i1 bene generale della Comunità. E’ anche la più grande conferenza di pace che si sia mai vista nella storia umana. Nel corso del Hajj la pace è il tema dominante; pace con DIO e con la propria anima, pace con gli altri uomini e con gli animali, pace con gli uccelli e anche con gl’insetti. Disturbare la pace di una qualunque creatura, in qualunque modo e in qualunque forma, è severamente proibito.
2. E’ una perfetta dimostrazione dell’universalità dell’Islam nonchè della fratellanza e della parità vigenti fra i Musulmani. I Musulmani di ogni età, di ogni categoria sociale, di ogni professione, di ogni angolo della terra, si radunano alla Mecca in risposta all’appello di DIO. Si vestono nel medesimo semplice modo, osservano le medesime regole, pronunciano le medesime suppliche nel medesimo tempo e nel medesimo modo, allo stesso fine. Non c’è regalità mondana, ma fedeltà di tutti verso DIO. Non c’è nobiltà umana, ma umiliazione e devozione dinanzi a DIO.
3. Si tratta di confermare la sottomissione dei Musulmani a DIO e la loro disposizione a sacrificare al Suo servizio gl’interessi materiali.
4. Si tratta di far conoscere ai pellegrini l’ambiente spirituale e storico del Profeta Muḥammad, affinché essi ne traggano calda ispirazione e rafforzino la loro Fede.
5. Si tratta di riprendere i divini rituali osservati da Abramo e da Ismaele (Ibrahim e Isma’il), i quali furono i primi pellegrini alla prima Casa di Dio sulla terra, ossia alla Ka’ba della Mecca (Makkah).
6. I1 Hajj serve anche a ricordarci la Grande Assemblea del Giorno del Giudizio, quando gli uomini saranno uguali davanti a DIO, nell’attesa del loro Destino Ultimo, e quando non si potranno invocare nè 1a superiorità della razza nè quella del ceto. Inoltre, serve a ricordarci che soltanto la Mecca, in tutto il mondo esistente, è stata onorata da DIO e con l’esser costituita centro del monoteismo fin dal tempo di Abramo e col continuare ad esser il centro dell’Islam, la religione del monoteismo più puro, fino alla fine dei tempi. Nell’adempimento del Hajj si può agevolmente notare come esso sia uno strumento di arricchimento spirituale e di riarmo dell’anima, occasione di intensificata devozione e di esperienza ascetica, lezione di umanità e di conoscenza ispirata: tutto ciò armonizzato in una sola istituzione islamica. La descrizione delle norme rituali e delle fasi del Hajj porterebbe via molto spazio. Non ne parleremo in questa sede. Per ulteriori particolari, i1 lettore potrà consultare le elaborate opere concernenti l’argomento. Comunque, bisogna notare che per tutto il corso del Hajj vi sono, sul luogo, guide bene informate e sempre disponibili, le quali aiutano i pellegrini con adeguate istruzioni. Bisogna pure notare che tutta quanta la devozione del Hajj è rivolta a DIO e solo a Lui. I Musulmani vanno alla Mecca per la gloria di DIO, non per baciare una pietra o per adorare un uomo o un semidio. Baciare o toccare la Pietra Nera alla Ka’ba e un atto facoltativo, non un obbligo o una prescrizione. Coloro i quali baciano la pietra Nera o la toccano, non fanno ciò perché abbiano fede nella Pietra o le attribuiscano superstiziosamente qualche potere. La loro fede riguarda solo DIO. Baciano o toccano la Pietra solo in segno di rispetto a e di amore per il Profeta Muḥammad, il quale pose la Pietra nella struttura della Ka’ba, allorchè quest’ultima venne ricostruita. Quell’episodio ha un significato speciale. Esso ci presenta Muḥammad come un uomo designato per la pace. Quando la Ka’ba era in corso di ricostruzione, alcuni anni prima dell’avvento dell’Islam, la Pietra Nera doveva essere posta nelle fondamenta. I capi delle varie famiglie ebbero una controversia perché non erano concordi su chi dovesse essere insignito dell’onore di collocare la Pietra. Si trattava di una cosa molto seria e sul luogo sacro si addensavano le nubi minacciose di una guerra civile. La Pietra era fatta oggetto di grandissimo rispetto dai capi tribali, benché non fosse null’altro che un sasso. Questo rispetto reverenziale può esser addebitato al fatto che la Pietra si riconnetteva al Profeta Abramo, il Grande Antenato degli Arabi ed era forse 1’unica pietra intatta che rimanesse dell’antica struttura dell’Edificio Sacro. Sia come sia, la Pietra in quanto tale non riveste nessun significato per l’Islam e per i Musulmani. Quando i capi tribali si resero conto che la controversia era lungi dall’esser risolta, si accordarono per lasciar decidere il primo che capitasse. E il primo a capitare fu Muḥammad. Egli decise di avvolgere la Pietra entro un tessuto e chiese ai protagonisti della controversia di tenerla in mano tutti insieme e di reintegrarla nell’edificio in maniera tale che ognuno di loro avesse una sua parte nel contesto dell’operazione. Essi furono soddisfatti del suo saggio consiglio e lo misero immediatamente in atto. Così la cosa fu risolta e ritornò la pace. Questa è la morale della storia della Pietra Nera. Così, quando i pellegrini baciano la Pietra o la indicano con rispetto reverenziale, lo fanno in ricordo di Muḥammad, il saggio pacere. Questo punto diventa ancor più chiaro se facciamo un paragone. E’ cosa naturale, per un buon patriota che faccia ritorno dall’esilio o per un combattente che ritorni dal campo di battaglia, compiere certi atti quando tocca i confini della patria. Per esempio, egli può baciare1a terra di confine, o abbracciare con profonda emozione i primi compatrioti che incontra, o mostrare la sua gioia per un qualche segnale di frontiera. Ciò è considerato normale e apprezzabile, e nessuno penserà che il patriota o il soldato adori la terra o deifichi i suoi compatrioti o attribuisca qualità divine ai segnali di confine. I1 comportamento dei pellegrini deve essere interpretato in maniera analoga. La Ka’ba alla Mecca è il centro spirituale dell’Islam, la patria spirituale di ogni Musulmano. Quando il pellegrino raggiunge la Mecca, i suoi sentimenti dovrebbero essere come quelli di un patriota che rientra in patria da un esilio, o come quelli di un combattente che ritorna da una battaglia decisiva. Questa non è un’interpretazione metaforica. Essa corrisponde ai fatti della storia. I primi Musulmani furono espulsi dalla loro patria e costretti a vivere in esilio per anni. Fu loro negato il diritto di eseguire gli atti del culto entro la Ka’ba, la più sacra fra le Case di DIO esistenti. Quando tornarono dall’esilio, la Ka’ba era la loro meta principale. Essi entrarono con grande gioia nel luogo Sacro, distrussero tutti gl’idoli e le immagini che vi si trovavano e completarono i riti del pellegrinaggio. Questa interpretazione è illuminata da alcune insolite esperienze di persone fuori dell’ordinario. Per esempio, un famoso scrittore ungherese abbandonò la sua patria invasa e prese con sè un pugno di terra. Le storie della letteratura dicono che egli trovò il suo massimo conforto e la più grande gioia in quel pugno di terra. Fu la sua fonte d’ispirazione e il simbolo della sua speranza di ritornare prima o poi in una patria libera (8),Lessi di questo fatto negli anni 50, ma mi dispiace di non poter citare la fonte esatta e di non poter rammentare il nome dello scrittore. Analogamente, un documentario intitolato “The Palestinians” venne girato dalla CBS e mandato in onda sabato 15 giugno 1974.Vi si vedeva un agiato uomo d’affari che era sfuggito al terrore sionista in Palestina e veniva intervistato nella sua ricca dimora di Beirut. Allorchè gli fu menzionato la fortuna che aveva fatta in esilio, sorrise, indicando una bottiglietta per metà piena di terra. Spiegò che se l’era portata da Gerusalemme quando fu costretto a fuggire; che per lui quella terra valeva più di qualunque cosa egli possedesse; che avrebbe rinunciato a tutte le sue proprietà pur di tornare in Palestina, nella sua terra. Quello che era ancora più significativo in tale intervista, era che la famiglia di quest’uomo esprimeva sentimenti ancora più forti. Non sorprenderà affatto che quest’uomo rappresenti molti altri come lui e che quel piccolo “tesoro di terra” diventi negli anni a venire una cosa specialissima, quasi sacra. Un caso ancor più tangibile è quello riferito dall’Associated Press il 14 ottobre 1973: “Le ultime postazioni israeliane sulla riva orientale del Canale di Suez si sono arrese… 37 soldati israeliani esausti e disfatti sono stati traghettati attraverso la via d’acqua, destinati alla prigionia,.. Alcuni soldati egiziani, credendo di essere finalmente sul punto di espugnare l’ultima postazione (la linea Bar-lev), hanno afferrato manciate di sabbia e se le sono ficcate in bocca. Altri hanno baciato il terreno” (Dispatch Observer, p.2 A)Più recentemente, le stesse agenzie di stampa, riferendo dei prigionieri di guerra siriani che rientravano, dissero che il primo soldato che arrivava “stava seduto sopra una barella appoggiandosi sui moncherini delle gambe amputate… ‘Le gambe non sono niente. Noi siamo pronti a dare la vita…’ gridava. Poi insistè per essere sollevato dalla barella e messo a terra, affinché potesse chinarsi a baciare il terreno” (Dispatch Observer, 2 giugno 1974, P.3 A).E’ in questa prospettiva umana che deve essere considerata la storia della Pietra Nera. Ed è alla luce di tali esperienze umane, esperienze avvenute in circostanze straordinarie, che essa può essere compresa nel migliore dei modi.Note conclusive La visita alla tomba del Profeta Muḥammad a Medina non è un obbligo essenziale per chi compie il Hajj e lo vuole valido e completo. E’ però sempre consigliabile e caldamente raccomandato che chi possa raggiungere Medina visiti la tomba del Profeta, per rendere omaggio al più grande maestro che il genere umano abbia mai avuto. Bisogna ricordare che il culmine del Hajj è segnato dall’offerta di un sacrificio, un’oblazione sulla Via di DIO, per celebrare il compimento di questo rito è dare nutrimento ai poveri, affinché essi possano godere della gioia universale del Giorno della Festa. Questo dovere non viene soddisfatto soltanto dai pellegrini, ma da tutti i Musulmani che ne abbiano la possibilità, in ogni angolo della terra. Alcuni Musulmani hanno sollevato la questione, ed è una questione seria, che durante il periodo del Hajj viene sacrificato un numero di animali così grande che sono enormi quantità di carne ad andare perdute. Il caldo, la mancanza di mezzi di refrigerazione, i trasporti inadeguati, la sovrabbondanza dicarne in pochi giorni fanno si che la maggior parte di tale carne rimanga inutilizzata o inutilizzabile. Questa è una situazione nuova che comporta nuovi problemi. I1 Musulmano coscienzioso vuole sapere che cosa deve fare in una tale situazione. Non è necessario addentrarsi in controversie giuridiche e dibattere i punti di vista di venerandi dottori della religione, “classici” o contemporanei. Dobbiamo però ricordare che 1’Islam non ammette gli sprechi, di nessun genere e di nessuna entità; che esso risponde innanzitutto alle necessità maggiori e consente il ricorso al “male minore”; che opera secondo un sistema di priorità che si estende dalla più importante alla meno importante, dalla meno indesiderabile alla più indesiderabile; che è pieno di risorse e di adattamenti. Impostando su questi principi, il problema può essere agevolmente risolto. La soluzione deriva dallo spirito dell’Islam anche se può sembrare che si discosti da qualche interpretazione letteralistica. La soluzione può avvenire per fasi e a vari livelli. Primo, i1 Musulmano deve fare tutto quanto gli è possibile per provvedere adeguatamente alla refrigerazione, affinché la carne in sovrappiù sia conservata e adoperata dai poveri dei Luoghi Sacri e delle zone vicine per tutto l’anno. Secondo, è pure necessario fare degli sforzi per far pervenire la carne in eccedenza ai Musulmani bisognosi, dovunque essi si trovino, gli animali del sacrificio possono essere sgozzati alla Mecca e la carne può essere messa in scatola o congelata e poi trasportata in qualunque parte del mondo in cui si trovino Musulmani bisognosi. Terzo, la carne eccedente può essere venduta e i1 denaro può essere usato a fini di carità su scala locale, regionale, nazionale o internazionale. Queste sono misure praticabili, che i Musulmani debbono tradurre in atto congiungendo i loro sforzi. Nel frattempo e fino al momento in cui tali misure saranno state adottate, ogni Musulmano il quale ritenga che la carne in sovrappiù possa andare sprecata, può rimandare o anticipare la data del Suo sacrificio. Per evitare lo spreco, può scegliere il tempo e il luogo più adatto. Oppure può versare a vantaggio di una causa legittima il valore monetario dell’animale che nei giorni del Hajj doveva essere sacrificato alla Mecca (9).
(9) Esiste una dotta dissertazione dell’ultimo grande imam Mahmud Shaltut nella sua Fatawa (Cairo, Edizioni di Al-Azhar,1959), PP. 152-160. Con tutto il rispetto dovuto, ci permettiamo di dissentire riguardo ad alcuni punti. Tuttavia non possiamo dire che il nostro punto di vista sia la sola vera posizione islamica; Un’ultima Considerazione riguarda la questione del sacrificio e che cosa esso attualmente simboleggi. Come già stabilito nella dissertazione sulle Feste (‘Id), non è della carne o del sangue che IDDIO si compiace. E’ l’espressione della gratitudine verso di Lui, l’affermazione della fede in Lui, a trasparire dall’evento storico che vide il Profeta Abramo (Ibrahim) obbedire all’ingiunzione di offrire il proprio figlio in sacrificio, ingiunzione cui padre e figlio furono pronti ad obbedire incondizionatamente. Ma la vita del figlio venne risparmiata e fu riscattata con quella di un montone. L’offerta del sacrificio è diventata una celebrazione annua per commemorare quell’evento e ringraziare DIO per i Suoi favori. Vi sono state due versioni: secondo l’una, il figlio di Abramo che doveva essere sacrificato era Ismaele (Isma’i1), secondo l’altra era Isacco·(Is-haq). I Musulmani ritengono che fosse Isma’i1 (Ismaele),non Isacco (Is-haq), quello che doveva essere sacrificato in risposta alla prescrizione divina. Ma venne riscattato dopo che lui e suo padre furono pronti a obbedire al comando di DIO. C’è quanto meno una ventina di argomentazioni a sostegno di questa tesi. Nessuna di esse, comunque, intende diminuire il ruolo storico dei Figli d’Israele o la luce e la sapienza derivate loro dal Profeta Mosè. Al contrario, il Qur’an sottolinea ciò in parecchi punti (ad es. 2, 40-47; 7,137; 17,2; 40,55; 45,16).Fra queste argomentazioni vi sono le seguenti:1. L’intero contesto dell’evento quale è registrato nel Qur’an (37, 101-113) non lascia alcun dubbio circa il fatto che fosse Ismaele i1 figlio che iI padre doveva sacrificare in risposta all’ingiunzione di DIO.
2. L’Antico Testamento quale lo possediamo oggi (Gen. 21,5) dice che Isacco nacque allorchè suo padre Abramo aveva cent’anni, mentre Ismaele era nata quando suo padre aveva 86 anni (Gen. 21,16)Per un periodo di quattordici anni, dunque, Ismaele fu 1’unico figlio di Abramo. Isacco non si trovò in tale situazione in nessun momento della sua vita. Tuttavia l’Antico Testamento (Gen., 22,2)dice che Abramo ricevette l’ordine: “Prendi adesso tuo figlio, il tuo unico figlio Isacco… e rècati nella terra di Moriah e lì offrilo in olocausto”. La presenza del nome di Isacco in questo un tale atteggiamento sarebbe presuntuoso e addirittura irresponsabile. Ma possiamo dire questo: fin dove l’istituzione del hajj riguarda la vita sociale, esso appartiene a quella branca della Shari’a (la Legge islamica) che è chiamata mu’amalat (transazioni umane). Questa branca della Legge costituisce un complemento delle ‘ibadat (“culto” e rituali), alla quale comunemente si crede che appartenga l’istituzione del hajj. Comunque le due branche sono inseparabili e si può dire che il Hajj, in maniera assai significativa fa parte delle mu’amalat. Riconoscendo questa dimensione sociale del hajj e il problema pratico costituito dallo sperpero di tanto cibo, denaro e sforzo, noi dobbiamo interpretare le regole del sacrificio in modo da restare in armonia con lo spirito dell’Islam e mantenere un ragionevole livello di igiene, razionalità e realismo. Noi offriamo perciò questa interpretazione con l’auspicio che sia accetta a DIO e vantaggiosa ai nostri fratelli musulmani. contesto appare come un’ovvia interpolazione. E non è chiaro dove si trovi la terra di Moriah… se non si ammette che si tratta del colle di Marwah alla Mecca, il che conforta la versione islamica.
3. Tutto l’episodio si svolse nei pressi della Mecca. E noi sappiamo che furono Ismaele e sua madre ad accompagnare Abramo alla Mecca, vi si stabilirono, e lo aiutarono a costruire la Ka’ba quale santuario consacrato (Qur’an 2, 124-130; 14, 35-40).4. Forse la più rilevante argomentazione a favore del punto di vista islamico è questa: la versione giudaico-cristiana porta a conclusioni seriamente discutibili:
a) la discriminazione tra fratelli per il fatto che la madre di uno era una schiava e la madre dell’altro era una donna libera;
b) la discriminazione fra gli uomini a causa della razza, del credo, del colore; c) la pretesa ad una superiorità spirituale in nome degli antenati;
d) il rifiuto di riconoscere come legittimo il figlio nato da una
schiava. Tutte queste deduzioni e conclusioni sono contrarie allo spirito dell’Islam. Tutto ciò che può portare ad esse deve essere respinto dal Musulmano. La condizione sociale degli antenati, la nobiltà o meno della madre, l’origine o il colore della pelle non hanno alcun peso determinante nella qualità spirituale ed umana dell’uomo; almeno, non al cospetto di DIO (1O).
(1O) In aggiunta a queste note, vedi R, Yusuf Ali, The Holy Qur’ân,Translation and Commentary (1946), pp. 1204-1206;