Moschea di Solimano (1550 -1557 ) Istanbul

Gezenti Caner Edirne

Una nuova civilizzazione, fondata su una nuova religione, non poteva non produrre una nuova espressione artistica e architettonica dalla quale nacque una nuova estetica e una nuova maniera d’intendere l’architettura.

Il profeta Muḥammad (s.A.’a.s.) disse:

“La conoscenza è la proprietà perduta del credente”

e

“Cercate la conoscenza ovunque essa sia.”

È stato quindi naturale per l’Islam integrare nella sua cultura il patrimonio delle tradizioni precedenti. Questo sia per quanto riguarda il campo artistico sia quelli della ricerca scientifica e della poesia.

Architettura Islamica

Osservando il vasto e complesso mondo che genericamente viene definito “architettura islamica”, emergono rilevanti diversità nelle tante opere edilizie prodotte fra il VII e il XIX secolo, nei territori in cui si sviluppò la religione islamica.

Le forme, l’uso di materiali e di tecniche diverse apparentemente eterogenee, ad un’analisi più attenta, svelano comunque alcuni principi unitari e regole comuni.

L’incontro di elementi provenienti dalla tradizione araba, siriaca, bizantina, persiana-sasanide e, in seguito, anche turca e mongola-cinese danno luogo ad uno stile unico e facilmente riconoscibile.

La colonna, l’arco e la cupola sono gli elementi principali dell’architettura islamica e dalla loro sapiente combinazione deriva la bellezza e l’originalità che la caratterizzano.

La connotazione preponderante nell’architettura islamica è sostanzialmente la religione che accomuna i diversi stili artistici dai tempi del Profeta Mohammed (s.A.’a.s.) ai giorni nostri.

Il nostro interesse è centrato proprio sull’architettura sacra dell’Islam, quindi approfondiremo in seguito, gli elementi architettonici che caratterizzano la moschea.

La moschea

Nella società islamica la preghiera può essere eseguita sia individualmente che collettivamente, non c’è obbligo per la scelta del luogo in cui svolgere il rito, ma solitamente il luogo preposto è la moschea.

La moschea inizialmente era il luogo dove si svolgevano tutte le attività della società tradizionale islamica, il centro riservato alla comunità.

Come conseguenza a questa duplice natura, pubblica e privata, troviamo due tipi di spazio per praticare il rito: la moschea masjid (dalla radice araba Sa-gia-da, che vuole dire prostrarsi), per la preghiera individuale, le cerimonie funebri, le commemorazioni, e la moschea congregazionale masjid-i-jamaà, per la preghiera settimanale collettiva.

In alcuni casi di grande affluenza la preghiera può avere luogo in spazi appositamente recintati, l’idgah.

La grande moschea congregazionale, la masjid-i-jamaà, è realizzata per contenere tutti i musulmani di una comunità, con forme diverse rispetto alle varie zone, ma con elementi tipici quali: il vasto spazio orientato verso Mecca e strettamente connesso con il tessuto della città, con Il mihrab (un’apposita nicchia riccamente decorata, posta lungo la parete di fondo chiamata qibla) che ne segnala l’orientamento esatto, le zone aperte e coperte per la preghiera, un minbar o seggio per il predicatore e uno o più minareti, torri dalle quali il muezzin, cioè la persona addetta alla chiamata dei fedeli, modula un particolare canto per indicare l’orario delle cinque preghiere quotidiane.

Oltre alla sala per la preghiera la moschea ha sempre un cortile con le fontane o altri spazi per le abluzioni, per consentire il lavaggio di alcune parti del corpo e purificarsi prima dell’orazione.

La moschea del venerdì può ospitare numerose funzioni diverse, come luogo di incontro, di lettura e di riposo. Nelle festività musulmane del venerdì è il luogo della preghiera della comunità. Questo carattere polifunzionale può essere letto nella serie di spazi articolati o in sequenza, senza che nessuno di essi prevalga sull’altro.

La masjid-i-jamaà è luogo di culto, spazio sociale per l’uomo come individuo, e per l’uomo come membro della società.

La moschea più antica, quella del Profeta Mohammed (s.A.’a.s.)  a Medina (622), attigua alla sua stessa abitazione, era costituita da un recinto in mattoni di argilla, aperto e di forma quadrangolare, sul lato sud vi era una zona coperta con un tetto fatto di foglie, ramoscelli e travi di tronchi di palma.

Dopo la morte del Profeta Mohammed (s.A.’a.s.) che venne seppellito all’interno della stanza di sua moglie ʿĀʾisha, in seguito, anche i due primi Califfi  Abū Bakr Al Siddiq e ʿUmar Ibn al-Khaṭṭāb vennero inumati a fianco della Sua (s.A.’a.s.) sepoltura.

Successivamente il luogo sacro venne inglobato all’interno della nuova moschea.

In seguito con l’avvicendarsi dei vari califfati le moschee cominciarono ad arricchirsi di nuovi elementi architettonici.

Cercando di esemplificare, a grandi linee possiamo affermare che esistano tre diverse tipologie di moschea.

Il più antico, la moschea a sala ipostila di tipo arabo, presenta un ambiente per la preghiera suddiviso da colonne disposte in file trasversali e su un lato un grande cortile quadrato circondato da portici con archi.

Un esempio di questo tipo di moschea è quella di Ibn Tulun al Cairo, in Egitto, costruita tra l’876 e l’879 (Fig.1).

Moschea-Ibn-Tulun-Cairo-Egitto

Moschea-Ibn-Tulun-Cairo-Egitto

La seconda tipologia è la moschea con le nicchie di tipo persiano; nata in Iran tra l’XI e il XII secolo è organizzata attorno ad un cortile quadrato con al centro una vasca per le abluzioni su cui si affacciano quattro iwan, ambienti chiusi e coperti che si aprono verso l’esterno, in sostanza delle immense nicchie con decorazione della parte superiore a muqarnas (piccole nicchie a stalattite disposte lungo la superficie concava). L’iwan orientato verso la Mecca è più grande degli altri e dà accesso ad uno spazio coperto da una grande cupola. L’esempio più bello è la Moschea dello Shah ad Isfahan, in Iran, del XVII secolo (Fig.2).

Eyvan Shah Abbas Masjed-e-Shah

Eyvan Shah Abbas Masjed-e-Shah

La terza tipologia è la moschea con cupola di tipo ottomano. Sorta in Turchia nel XIII secolo, si basa su un’unica grande cupola centrale posta sullo spazio della preghiera, circondata da tante cupole e semicupole minori che hanno lo scopo di sostenere quella più grande. Il cortile esterno è circondato da sottili minareti posti lungo il perimetro. Un esempio di questo tipo di moschea si trova ad Istanbul, in Turchia, si tratta della Moschea di Solimano, costruita tra il 1550 e il 1557 (Fig.3).

Moschea di Solimano (1550 -1557 ) Istanbul

Moschea di Solimano (1550 -1557) Istanbul

A qualsiasi tipologia appartengano, le moschee sono luoghi dove la spiritualità prende forma, il musulmano vi trova rifugio e assapora la pace e l’armonia, un paradiso che lo porta al centro di sé stesso e alla presenza di Allah (SWT).

La luce, il silenzio, i materiali e i colori si fondono per creare spazi mistici e suggestivi, geometrie e decorazioni si intrecciano per manifestare l’incommensurabile e l’inconoscibile, tutto l’insieme concorre ad esprimere un’idea di bellezza ultraterrena.

Nella religione islamica la bellezza non è vista come un lusso ma come una qualità divina, come recita un famoso Hadith:
«Dio è bello e ama la bellezza»

Elementi architettonici caratteristici delle moschee

 La cupola

Nella maggior parte delle moschee, solitamente è presente una cupola (qubba, in arabo) che copre la sala di preghiera principale. La cupola, è la rappresentazione simbolica della volta celeste e il fatto che converga verso un unico punto, rappresenta l’anelito del fedele verso l’unità divina (tawhîd).

La sua decorazione interna spesso enfatizza questo simbolismo, utilizzando intricati motivi geometrici, stellati o vegetali, destinati a stupire e ispirare l’osservatore. A sostegno della cupola spesso è presente un tamburo con scritte calligrafiche tratte da alcuni versetti del Corano.

La Cupola della Roccia (687-691) Gerusalemme

La Cupola della Roccia (687-691) Gerusalemme

La Sacra Cupola della Roccia (Fig.4), costruita dal sovrano omayyade Abdol Malek Ibn Marwan tra il 687 e il 691 d.C. a Gerusalemme, potrebbe essere la cupola più antica dell’architettura islamica. A pianta ottagonale con un diametro di 54 metri e una altezza di 36, è il terzo tempio sacro dell’Islam, insieme alle moschee di Mecca e di Medina. La cupola è interamente rivestita in oro zecchino e sorretta da quattro pilastri intercalati da tre colonne che delimitano lo spazio della Roccia sottostante.

Successivamente, gli architetti musulmani prendendola come esempio l’hanno reinterpretata utilizzandola in altre costruzioni in modo eccellente.

La tradizione islamica narra che al di sotto di questa cupola il Profeta Muḥammad (s.A.’a.s.) guidò in preghiera i 124.000 profeti che lo precedettero e da qui ascese al cielo in quella che viene chiamata Lailatul Miraj (la notte dell’ascensione).

Masjid an-Nabawi - Moschea del Profeta (s.A.’a.s.) a Medina

Masjid an-Nabawi – Moschea del Profeta (s.A.’a.s.) a Medina

L’elemento architettonico più importante della moschea del Profeta è proprio la Cupola Verde che sovrasta il centro della moschea e le sottostanti tombe del profeta e dei suoi primi due successori.

La Grande Moschea di Cordoba, è una delle più antiche strutture rimaste in piedi dal tempo in cui i musulmani governarono Al-Andalus alla fine dell’ottavo secolo.

Grande moschea di Cordova (785-961)

Grande moschea di Cordova (785-961)

Al suo interno, la cupola principale di fronte al mihrab gioca con strutture simmetriche decorate in oro volute da al-Hakam II e realizzate da mosaicisti di Costantinopoli. L’ intersezione degli archi è basata su piante di quadrati inclinati fra loro di 45°. Il sontuoso mosaico crea un particolare contrasto fra il rosso delle decorazioni e lo sfondo dorato, presentando al centro delle iscrizioni in stile Kufico. La Grande Moschea di Cordoba è ora stata trasformata in chiesa.

La grande e sublime cupola a doppia calotta, alta 52 metri, della moschea dello Shah di Isfahan in Iran, presenta un rivestimento esterno a tarsia ceramica. Nella parte superiore del tamburo sono riportate iscrizioni calligrafiche in stile Thulut e nella parte inferiore in stile Kufico che esaltano ulteriormente la magnificenza delle sue maioliche.

Mausoleo di Jalaluddin Rumi (1274) Konya

Mausoleo di Jalaluddin Rumi (1274) Konya

La cupola del mausoleo di Mevlana Jalaluddin Rumi, dalla caratteristica forma conica capovolta, fu costruita nel XIII secolo e prese la forma attuale durante il regno di Solimano il Magnifico. E’ magnificamente rivestita da migliaia di piastrelle in ceramica verde smeraldo, il colore della fede islamica che invita al raccoglimento e trasmette serenità interiore.

Il minareto

Uno degli elementi architettonici più visibili della moschea è senz’altro il minareto, al-manara (“torre lucente”) una torre adiacente o annessa alla struttura, da cui viene annunciata la chiamata alle cinque preghiere quotidiane.

Malwiyya il minareto della Grande Moschea (848-851) Samarra (Iraq)

Malwiyya il minareto della Grande Moschea (848-851) Samarra (Iraq)

Un esempio molto particolare è il gigantesco minareto di Samarra in Iraq, a forma di spirale, ispirato alla ziggurat mesopotamica.

Solitamente il minareto è una torre snella ed alta, a base quadrata in Nordafrica (Fig.10) o circolare in Turchia (Fig.11), coperta da una piccola cupola, di diverse forme (cono, sfera, copertura piana, ecc.) a seconda degli usi locali, del clima e dei materiali disponibili. All’esterno ed in cima al minareto poggia una mezzaluna, e tra le decorazioni è frequente la presenza della stella.

Minareto della Moschea Kutubiyya (1120-1196) Marrakesh

Minareto della Moschea Kutubiyya (1120-1196) Marrakesh

Minareto della Moschea di Solimano (1150-1157) Istanbul

Minareto della Moschea di Solimano (1150-1157) Istanbul

La tradizione narra che una notte un compagno del Profeta fu visitato in sogno da due personaggi vestiti di verde (colore simbolo dell’Islam e del Sufismo), che gli insegnarono cosa recitare per la chiamata alla preghiera (adhan). Il giorno seguente andò dal Profeta e gli riferì del sogno che aveva avuto, il quale gli disse che era stato un sogno veritiero e di andare da Bilal Habashi, che aveva una voce bella e melodiosa, e insegnargli a ripetere quelle frasi sentite in sogno. Bilal salì in cima alla Ka’ba e iniziò a salmodiare quello che tutti oggi conosciamo come il canto del muezzin.

Bilal fa il primo adhan della storia

Allahu akbar
Dio è il più grande (4 volte).

Ashhadu an la ilaha ill-Allah
Sono testimone che non vi è alcun dio all’infuori di Iddio (2 volte).

Ashhadu anna Muhammadan Rasulu-Llah
Sono testimone che Muhammad è il Profeta di Allah (2 volte).

Hayya ‘ala s-salah
Affrettatevi alla preghiera (2 volte).

Hayya ‘ala l-falah
Affrettatevi al successo (2 volte).

[As-salatu khayrun mina n-nawm]
[La preghiera è meglio del sonno]. (2x) (Solo all’alba)

Allahu akbar!
Dio è il più grande (2 volte).

La ilaha ill-Allah
Non vi è alcun dio all’infuori di Iddio.

Il Minbar

Minbar della Selimiye (1568-1574) Edirne

Minbar della moschea Selimiye (1568-1574) Edirne

Durante l’ottavo anno dopo l’Egira, poiché le folle dei seguaci che venivano ad ascoltare la parola del Profeta Mohammed (s.A.’a.s.) nel cortile della sua casa a Medina crescevano continuamente, si decise di costruire per lui un pulpito rialzato su alcuni gradini, chiamato minbar.

Il nobile minbar

Secondo un ḥadīth, all’inizio l’Inviato (s.A.’a.s.) predicava appoggiato a un tronco di palma che si trovava all’interno della moschea. Quando poi fu costruito il minbar e Muḥammad (s.A.’a.s.) si serví di quello, il tronco gemette come una cammella che cerca il suo cucciolo, e dicono abbia taciuto solo quando l’Inviato di Dio (s.A.’a.s.) scese dal minbar e andò ad abbracciarlo – commentando in seguito:

«Se non l’avessi abbracciato, avrebbe pianto fino al giorno della Resurrezione»

Quanto all’artefice del nobile minbar, esistono diverse versioni della storia: chi dice l’abbia costruito Tamīm al-Dārī, chi un garzone di al-‘Abbās, chi ancora il servo della moglie di un anṣār. Questo è quanto risulta dagli ḥadīth autentici. Comunque fu realizzato in tamarisco di al-Ghāba – o secondo altri in tamarisco orientale – e fu provvisto di tre scalini: l’Inviato (s.A.’a.s.) si sedeva sul piú alto e poggiava i suoi nobili piedi su quello di mezzo. Quando poi Abū Bakr al-Ṣiddīq, venne eletto califfo, prese l’abitudine di sedersi sul secondo poggiando i piedi sul primo, e quando divenne califfo ‘Umar si sedeva sul primo e posava i piedi a terra. Anche ‘Uthmān, all’inizio del suo califfato, fece cosí, ma poi salí al terzo scalino.

Minbar della Moschea degli Omayyadi (VIII sec.) Damasco

Minbar della Moschea degli Omayyadi (VIII sec.) Damasco

Quando infine il ruolo passò a Mu‘āwiya, questi voleva trasportare il minbar a Damasco, ma i musulmani fecero un gran tumulto, infuriò un forte vento, il sole si eclissò e in pieno giorno apparvero le stelle: la terra cadde in una tale oscurità che tutti si urtavano l’un l’altro e non riuscivano piú a vedere la strada. Quando Mu‘āwiya vide tutto questo rinunziò al suo progetto e aggiunse però sei scalini alla base del minbar, portando cosí a nove il loro numero.

Minbar della Moschea Ibn Tulun (876-879) Cairo

Minbar della Moschea Ibn Tulun (876-879) Cairo

In periodi successivi i minbar furono prodotti per ogni grande moschea del venerdì e si diffusero come simbolo della legittimità politica e religiosa. Infatti oltre ad essere l’unico grande arredo formale della moschea e la sede simbolica dell’imam o del califfo, rappresentava l’ambientazione del sermone settimanale del venerdì (khutba) che di solito menzionava il nome dell’attuale sovrano musulmano e includeva altri annunci pubblici di natura religiosa o politica.

Il minbar è sempre posizionato a destra del miḥrāb ed è costituito da una scala di altezza variabile, con o senza corrimano, con un portale di accesso che conduce a una piccola piattaforma che è spesso coronata da un tetto a cupola, solitamente riccamente decorata. La maggior parte dei minbar sono generalmente realizzati in legno, e presentano molto spesso decori geometrici complessi con arabeschi e motivi floreali, nonché iscrizioni calligrafiche.

I minbar vengono realizzati anche in pietra e marmo con intagli e trafori di ineguagliabile bellezza con ornamenti scolpiti che non hanno nulla da invidiare alle versioni in legno.

 

Fonti per le abluzioni

Moschea Madrasa di Sultan Hasan (1356-1362) Cairo.jpg

Moschea Madrasa di Sultan Hasan (1356-1362) Cairo.jpg

Uno spazio architettonico che riveste grande importanza nelle moschee, è il luogo per le abluzioni rituali. Può assumere diverse forme dettate sia dalla funzionalità che dalle esigenze precipue dei luoghi.

Moschea di Fatih (ricostruita nel 1766 dopo il terremoto) Istanbul

Moschea di Fatih (ricostruita nel 1766 dopo il terremoto) Istanbul

Le Fonti per le abluzioni, sono costruite normalmente nei cortili interni delle moschee, caravanserragli, zawye e madrase, o nelle loro immediate vicinanze, per consentire ai fedeli di poter provvedere alle rituali abluzioni prima della preghiera.

Spesso sono molto elaborate e presentano elementi decorativi islamici offrendo a volte anche acqua potabile.

Grande Moschea Zayed (1996-2007) Abu Dhabi

Grande Moschea Zayed (1996-2007) Abu Dhabi

La Moschea

La cupola

Il minareto

La Calligrafia