8. quindi in quel Giorno, sarete interrogati sui piaceri [che vi sono stati concessi] [4].
[1] «Il rivaleggiare»: abbiamo tradotto così «at-takàthur», è la lotta per aumentare le ricchezze, il prestigio, la fama. Oltre il suo significato
relativamente alle circostanze della rivelazione la sura stigmatizza con durezza e con enfasi la corsa spasmodica dell’uomo all’acquisizione di
tutto ciò che è materia o apparenza, trascurando la sua realtà spirituale.
[2] Secondo l’esegesi classica (Ibn Khatîr IV, 544-545 e altri) la sura si riferisce ad un episodio che vide due clan medinesi rivaleggiare al limite
dello scontro fisico a proposito dei loro rispettivi fasti. Vantando il loro passato e i loro eroi, si recarono al cimitero per enumerarli e stava
quasi per risuonare il suono sinistro delle armi quando intervenne l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) che recitò loro questa sura e
li ricondusse alla ragione.
[4] «sulla delizia»: effimera che avrete goduto sulla terra.
Tratto da: “Il Corano”
(la traduzione dei suoi significati in lingua italiana)
A cura di Hamza Roberto Piccardo
Prefazione di Franco Cardini e introduzione di Pino Blasone
Edizioni Newton & Compton su licenza Al Hikma, pp.610.
La più diffusa e completa traduzione dei significati del Corano, la prima realizzata dai musulmani in Italia per tutti gli italofoni.
Un’opera arricchita da un’imponente apparato di note (oltre 2.800) un indice delle materie, un indice dei nomi e 12 appendici tematiche: dai 5 pilastri dell’Islam alla traduzione dei Nomi di Allah, dal concetto di jihad a alla proibizione dell’interesse sul denaro.