Post-Eg. N°108. Di 18 versetti. Il nome della sura deriva dal versetto 9.
In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
1. Glorifica Allah ciò che è nei cieli e sulla terra, Sua la Sovranità, Sua la Lode. Egli è onnipotente.
2. Egli è Colui Che vi ha creati. Fra di voi vi è chi non crede e chi crede e Allah osserva quello che fate.
3. Egli ha creato i cieli e la terra in tutta verità, e vi ha plasmati in una forma armoniosa. Verso di Lui è il divenire.
4. Egli conosce quel che è nei cieli e sulla terra e conosce quello che celate e quello che palesate. Allah ben conosce quello che c’è nei petti.
5. Non vi è giunta notizia di coloro che furono miscredenti in passato? Gustarono le conseguenze della loro condotta e avranno doloroso castigo.
6. E ciò in quanto vennero ad essi con le prove i loro messaggeri, ma dissero: «Sarà un uomo a guidarci?». Non credettero e voltarono le spalle, ma
Allah non ha bisogno [di loro]. Allah basta a Se Stesso ed è il Degno di lode.
7. Coloro che non credono affermano che non saranno affatto resuscitati.
Di’: «Invece sì, per il mio Signore: sarete resuscitati, quindi sarete informati di quel che avrete fatto. Ciò è facile per Allah».
8. Credete dunque in Allah e nel Suo Messaggero e nella Luce che abbiamo fatta scendere. Allah è ben informato a proposito di quello che fate.
9. Il Giorno in cui sarete riuniti per il Giorno del Raduno, sarà il Giorno del reciproco inganno [1]. A chi avrà creduto in Allah e avrà compiuto il bene, Egli cancellerà i peccati e lo introdurrà nei Giardini dove scorrono i ruscelli, in cui rimarrà
per sempre. Ecco l’immenso successo.
10. Coloro invece che non credono e tacciano di menzogna i Nostri segni, saranno i compagni del Fuoco in cui rimarranno in perpetuo. Qual tristo
avvenire!
11. Nessuna sventura colpisce [l’uomo] senza il permesso di Allah [2]. Allah guida il cuore di chi crede in Lui. Allah è l’Onnisciente.
12. Obbedite dunque ad Allah e obbedite al Messaggero. Se poi volgerete le spalle, [sappiate che] al Nostro Messaggero [incombe] solo la trasmissione
esplicita.
13. Allah, non v’è dio all’infuori di Lui! Confidino dunque in Allah i credenti.
14. O voi che credete, nelle vostre spose e nei vostri figli c’è [talvolta] un nemico per voi. State in guardia. Se li scuserete, lascerete cadere e
perdonerete; in verità Allah è perdonatore, misericordioso [3].
15. I vostri beni e i vostri figli non sono altro che tentazione [4], mentre presso Allah c’è ricompensa immensa.
16. Temete Allah per quello che potete, ascoltate, obbedite e siate generosi: ciò è un bene per voi stessi. Coloro che si saranno preservati dalla loro
stessa avidità saranno quelli che prospereranno.
17. Se fate ad Allah un prestito bello, Egli ve lo raddoppierà e vi perdonerà.
Allah è riconoscente, magnanimo,
18. Conoscitore dell’invisibile e del palese, l’Eccelso, il Saggio.
[1] «il Giorno del reciproco inganno»: Quelli che credevano di poter ingannare Allah (gloria a Lui l’Altissimo) si renderanno conto che Egli li ha
ingannati lasciandoli persistere nella loro colpevole miscredenza. I miscredenti, che ritenevano di godere la vita a differenza dei credenti, che
governavano le loro passioni terrene per guadagnarsi il favore di Allah, si accorgeranno di essere stati ingannati da questi ultimi, che godranno
il premio eterno della loro fede.
[2] Tutto quello che accade all’uomo avviene con il permesso del Suo Creatore (gloria a Lui l’Altissimo). Il credente sa che tutto avviene per il suo
bene, in questa vita o nell’altra o in entrambe. A differenza di chi non crede, il cuore del devoto è sereno nella sofferenza, fermo nella
difficoltà, equilibrato nel benessere. Il musulmano ha del suo Signore la più alta considerazione e sa che anche la sventura è solo un fatto
episodico, all’interno di un progetto di salvezza che il Misericordioso ha stabilito per lui. Ispirandogli queste certezze spirituali «Allah guida
il cuore di chi crede in Lui».
[3] Le spose e i figli, gli affetti della vita terrena possono distogliere, in modo grave e continuato, dal ricordo di Allah. L’esegesi afferma che il
versetto si riferirebbe ad alcuni meccani che non emigrarono con l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) cedendo alle resistenze e alle
pressioni dei familiari miscredenti e, nel contempo, a qualche medinese che temendo di lasciar soli moglie e figli non partecipava mai alle
spedizioni militari. Quando si resero conto della loro debolezza e vollero punire i congiunti che li avevano frenati sul sentiero di Allah, il
versetto raccomandò loro l’indulgenza e l’oblio del male ricevuto.
[4] «non sono altro che tentazione»: nel senso preciso indicato nella nota precedente al vers.4.
Tratto da: “Il Corano”
(la traduzione dei suoi significati in lingua italiana)
A cura di Hamza Roberto Piccardo
Prefazione di Franco Cardini e introduzione di Pino Blasone
Edizioni Newton & Compton su licenza Al Hikma, pp.610.
La più diffusa e completa traduzione dei significati del Corano, la prima realizzata dai musulmani in Italia per tutti gli italofoni.
Un’opera arricchita da un’imponente apparato di note (oltre 2.800) un indice delle materie, un indice dei nomi e 12 appendici tematiche: dai 5 pilastri dell’Islam alla traduzione dei Nomi di Allah, dal concetto di jihad a alla proibizione dell’interesse sul denaro.