Prezioso … e senza valore

lavorazione metallo marocco

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Un giorno un re fece chiamare uno dei suoi consiglieri e gli disse: “La forza del vero pensiero dipende dall’esame delle alternative. Dimmi, quale di queste due alternative è preferibile: aumentare la conoscenza dei miei sudditi o dare loro più cibo? In entrambi i casi ne trarranno beneficio”.
Il Sufi rispose: “Maestà, non ha senso dare la conoscenza a coloro che non sono in grado di riceverla, più di quanto non abbia senso dare cibo a coloro che non possono capire le vostre intenzioni. Quindi non è giusto presumere che “in entrambi i casi ne trarranno beneficio”. Se non possono digerire il cibo, oppure credono che voi glielo diate per corromperli o pensano di poterne ottenere di più, avrete fallito. Se non sono in grado di vedere che viene data loro la conoscenza, o di riconoscerla in quanto tale, o anche di comprendere perché la conoscenza venga data loro, allora non ne trarranno beneficio. Bisogna dunque affrontare la questione per gradi. Il primo grado è costituito dalla seguente riflessione: ‘La persona più preziosa non vale nulla e quella che vale meno di tutti è preziosa”.
“Dimostrami questa verità, perché non riesco a capirla”, disse il re.
Allora il Sufi chiamò a corte il capo dei dervisci dell’Afghanistan e gli disse: “Se tu potessi chiedere a un abitante di Kabul di fare qualcosa, che gli faresti fare?”.
Il capo derviscio, che conosceva la corrispondenza ulteriore delle cose, rispose: “Si dà il caso che esista un uomo, al bazar, che – se solo lo sapesse – potrebbe accumulare una fortuna per sé, provocare al tempo stesso un grande sviluppo in tutto il paese e far progredire la via, dando semplicemente una libbra di ciliegie a un certo uomo che si trova nel bisogno”.
Il re era molto incuriosito, perché di solito i Sufi non si dilungano su queste cose. “Fallo venire qui e glielo faremo fare!”, esclamò. Con un gesto, gli altri lo zittirono. “No”, disse il primo Sufi, “ciò può funzionare solo se fatto volontariamente”.
Allora andarono tutti e tre al bazar di Kabul sotto mentite spoglie per non influenzare la decisione di quell’uomo. Privo del mantello e del turbante, il capo sufi non si distingueva dai comuni mortali. “Io giocherò il ruolo dell’elemento provocatore”, bisbigliò, mentre stavano davanti al banco fingendo di esaminare la frutta. Si avvicinò al fruttivendolo, lo salutò e gli disse: “Conosco un indigente. Vuoi fargli la carità di una libbra di ciliegie?”. Il fruttivendolo scoppiò a ridere: “Ho avuto a che fare con molti imbroglioni nella mia vita, ma è la prima volta che qualcuno che vuole delle ciliegie si abbassa a chiedermele come se fosse per carità!”.
“Vedete ciò che intendevo dire?”, chiese il primo Sufi al re. “L’uomo più prezioso che abbiamo ha appena dato il suggerimento più prezioso, e ciò che è successo dimostra che egli è senza valore per l’uomo al quale si è rivolto”.
“E che mi dite di ‘quella persona che vale meno di tutti”, ma che è preziosa?”, chiese il re. I due dervisci gli fecero cenno di seguirli.
Stavano per attraversare il fiume Kabul, quando i due Sufi afferrarono bruscamente il re e lo gettarono in acqua. Ora, il sovrano non sapeva nuotare. Stava per annegare, quando Kaka Divana – il cui nome significa Zio Pazzo – un povero vagabondo lunatico ben conosciuto da tutti, si gettò nel fiume e lo riportò a riva, sano e salvo. Molti passanti, tutti più robusti di quel povero diavolo, avevano visto il re dibattersi nell’acqua, ma nessuno aveva mosso un dito per aiutarlo.
Non appena il re si fu un po’ ripreso, i due dervisci dissero all’unisono: “Quella persona che vale meno di tutti è preziosa!”.
E fu così che il sovrano riprese il suo vecchio metodo tradizionale, che consisteva nel dare ciò che poteva – educazione o assistenza, sotto qualsiasi forma – a coloro che, di tanto in tanto, venivano ritenuti degni di ricevere aiuto.

* * *

Il Sufi Abdul-Hamid Khan di Qandahar, che morì nel 1962, era direttore della Zecca di Stato afgana. Era anche un derviscio anziano e uno studioso che aveva una vasta conoscenza della tecnologia occidentale. Oltre a questa, gli sono attribuite molte storie-insegnamento.
Si dice che il re della storia fosse Nadir Shah, re dell’Afghanistan, che il Sufi Abdul-Hamid servì e che morì nel 1933. Il concatenamento degli eventi, tuttavia, è basato su una storia precedente, che forse questo re non aveva mai sentito raccontare prima.