La carrozza

decorazione

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Ci sono tre scienze nello studio dell’uomo. La prima è la scienza della conoscenza ordinaria. La seconda è la scienza degli stati Ulteriori insoliti, spesso chiamati estatici. La terza, che è la più importante, è la scienza della vera realtà, di ciò che si trova al di là delle prime due.
Solo la conoscenza ulteriore reale porta con sé la conoscenza della scienza della vera realtà. Le altre due, ognuna nella sua forma particolare, sono un riflesso della terza, senza la quale sono pressoché inutili.
Immaginatevi un cocchiere, seduto su una carrozza trainata da un cavallo che egli guida. L’intelletto è la ‘carrozza’, la forma esteriore all’interno della quale stabiliamo dove crediamo di essere e ciò che dobbiamo fare. La carrozza permette al cavallo e all’uomo di agire. È ciò che chiamiamo tashkil, cioè la forma esteriore o la formulazione. Il cavallo – che costituisce la forza motrice – è l’energia che viene chiamata ‘stato emotivo’ o qualsiasi altra forza, ed è necessaria per trainare la carrozza. Nell’esempio che abbiamo usato, l’uomo è colui che percepisce, meglio degli altri elementi, i fini e le possibilità della situazione, e che permette alla carrozza di muoversi in una determinata direzione e di raggiungere l’obiettivo.
È vero che ognuno di questi tre elementi può compiere certe funzioni indipendentemente dagli altri due. Ma la funzione combinata che chiamiamo ‘movimento della carrozza’, non può compiersi finché i tre elementi non sono collegati nel modo giusto.
Solo ‘l’uomo’, l’Io reale, conosce i rapporti fra i tre elementi e il bisogno che hanno l’uno dell’altro.
Per i Sufi, il Grande Lavoro è la conoscenza della combinazione dei tre elementi. Con troppi uomini, con un cavallo poco adatto, con una carrozza troppo leggera o troppo pesante, non si avrà alcun risultato.

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Questo frammento è tratto da un quaderno derviscio in persiano. Nelle scuole sufi, da Damasco a Delhi, questa storia può essere rintracciata sotto molte forme.